Cagliari, i pastori ritornano in piazza
C’è chi parla di trentamila, chi di quarantamila. La nuova manifestazione del Movimento pastori sardi lascia col fiato sospeso Cagliari (che rischia la paralisi dell’intero centro cittadino) sia la politica: assieme alla sigla guidata da Felice Floris ci saranno anche rappresentanti dei contadini (la crisi agricola è una) oltre che il movimento delle partite Iva che lotta contro Equitalia (in prevalenza dal Sulcis-Iglesiente) e il Movimento dei Forconi (proveniente dalla Sicilia).
La vertenza dei pastori ritorna quindi davanti ai palazzo del Consiglio regionale: il corteo partirà dalla Fiera e arriverà in via Roma. Oggi c’è la seduta del Consiglio regionale e i manifestanti chiederanno di essere ricevuti per avere garanzie. La situazione è particolarmente delicata perché se non ci dovessero essere risposte positive, la protesta, come nel 2010, potrebbe estendersi per tutta l’estate nelle zone a più forte richiamo turistico.
I contenuti della vertenza sono sempre gli stessi, segno che alla crisi delle campagne per tanti anni non sono state date risposte adeguate. Si va dal prezzo del latte alla legge 44 (impugnata dall’Unione europea) con i conseguenti fallimenti e i pignoramenti delle aziende. Quali ricette si possono mettere in campo per ammodernare l’economia agro-pastorale? A questa domanda la politica ha sinora fornito soluzioni emergenziali ma non di prospettiva e si è divisa secondo le logiche di schieramento.
Ci sarà, come s’è detto, anche il movimento delle partite Iva che combatte contro Equitalia e che due settimane fa è stato protagonista di una rumososa manifestazione a Cagliari.
E ci sarà, come s’è detto, anche una delegazione del Movimento dei Forconi, nato a giugno in Sicilia per spingere le istituzioni a trovare soluzioni per la crisi agricola. «Vogliamo allargare la lotta contadina in tutto il territorio italiano – ha detto ieri Martino Morsello, del Movimento dei Forconi – contro il governo che ha distrutto le aziende agricole. Vogliamo che il governo decreti lo stato di crisi e che l’agricoltura venga considerata attività strategica. Il ministro Romano la finisca di prendere per i fondelli gli agricoltori».