Caldoro dopo la manovra Monti. «Venderemo gli immobili delle Asl»
La manovra salva Italia del governo Monti peserà, complessivamente, intorno ai 370 euro l’anno per ogni cittadino campano. È la proiezione elaborata dalla Regione Campania sui dati, per ora, soltanto accennati nella bozza dell’esecutivo. «Un calcolo approssimativo — spiega Salvatore Varriale, consulente economico del governatore Stefano Caldoro a capo della Soresa — che attende, per la conferma definitiva, le tabelle allegate al decreto, ma, nello stesso tempo, ci indica già con dirompente evidenza che la Campania non riuscirà a sostenere solo tagli, come giustamente ha affermato il presidente della giunta regionale, e aumenti di imposte, senza la compensazione di necessari interventi per lo sviluppo».
La manovra prevede l’aumento dell’aliquota base dell’addizionale regionale che passa dallo 0,90% a 1,23%. Occorre aggiungere che l’addizionale regionale Irpef è formata da una quota fissa nazionale, pari allo 0,90%, e che oggi arriverà, con l’aumento, all’1,23% e da una quota aggiunta da ogni singola Regione prevista tra lo 0,50% e l’1,40%. Ma in Campania, a causa del disavanzo di gestione del servizio sanitario, era già, dal 2010, all’1,70%. «Dunque — spiega Varriale — passerà verosimilmente al 2,33 per cento. L’aumento dell’addizionale Irpef peserà nel 2012 per circa 34,281 euro nelle tasche di ogni cittadino campano». L’aumento dello 0,38 per mille dell’accise sui carburanti, inoltre, peserà «per l’anno prossimo per 29,39 euro per ogni cittadino della Campania». A tutto questo occorre sommare l’imposta dell’1,5 per cento sui patrimoni scudati che nelle regioni merdionali non vanno oltre il 9 o il 10 per cento del dato complessivo nazionale. «In Campania — sostiene Varriale — la valutazione non si discosterà molto da un costo di 10 euro per ogni cittadino». E siamo a 74 euro. A tutto questo bisogna sommare l’aumento dell’Iva, che scatterà dal settembre dell’anno prossimo, dal 21 al 23%. «Su 4 miliardi di imponibile, 300 milioni si trovano in Campania e arriviamo ad un peso pro capite per ogni campano di 60 euro circa».
Infine, gli effetti della manovra saranno completati dall’arrivo dell’Imu, la nuova Ici sulla prima casa. «Il calcolo finale per ogni cittadino della Campania — conclude il consulente economico di Caldoro — è facilmente deducibile: l’intero importo della manovra è di 30 miliardi tra più entrate e minori costi. Diciassette miliardi di nuove tasse e 13 miliardi di tagli alla spesa. Su ogni campano saranno calcolate più tasse per 200 euro e tagli alla spesa per 170 euro. Ecco come si arriva ai 370 euro, o a qualcosa di più e non di meno». Per la Cgia di Mestre, la manovra varata dal governo Monti «peserà sulle famiglie italiane con un importo medio pari a 635 euro». Se si tiene conto anche delle manovre estive elaborate dal precedente Governo Berlusconi — dicono dalla associazione degli artigiani di Mestre — l’importo complessivo che graverà sulle famiglie italiane, raggiungerà, nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro. «Complessivamente – afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – queste tre manovre avranno un effetto complessivo nel quadriennio 2011-2014 pari a 161,1 miliardi di euro. Una vera e propria stangata che, probabilmente, riuscirà a far quadrare i conti ma rischia di mettere in ginocchio l’economia del Paese».
Il governatore Caldoro ha annunciato che «dopo questa prima fase occorrerà mettere in piedi un tavolo con il governo per costruire una concreta strategia per la crescita». Per poi aggiungere che «il primo impegno che possiamo già assumere come Regione, sarà quello di avviare la dismissione del patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie locali. Restituiremo gli ospedali ai cittadini — ha detto, intervenendo all’assemblea annuale dell’Acen, l’associazione costruttori edili napoletani. «C’è una norma contenuta nella bozza della manovra che riguarda le valorizzazioni. Abbiamo un grande patrimonio che può essere conferito e che oggi non è valorizzato. È chiaro che serve una norma nazionale che, secondo me, deve prevedere, per la parte dei beni non disponibili, come ad esempio un ospedale che deve rimanere tale, la possibilità di essere valorizzato. In che modo? Per esempio usando gli spazi non utilizzati per fini ospedalieri. E poi dico qualcosa di più coraggioso: se devo pagare il mio debito, questo patrimonio immobiliare posso cederlo allo Stato o a un altro soggetto per liberare cassa, oppure si può pensare a un fondo rotativo».
Se l’ospedale deve rimanere tale e quindi non va dismesso, è il ragionamento, la struttura «potrebbe essere affidata a un altro». In questo modo, si libererebbe liquidità che va utilizzata «al fine esclusivo del ripianamento del debito». La norma, contenuta nella bozza della manovra, indica che vanno considerati «tutti i beni, senza escluderne nessuno». «È semplice dire che ci sono dei beni che possono essere venduti oppure che si può utilizzare meglio il patrimonio pubblico rendendolo produttivo – ha concluso -. L’articolo prevede anche la possibilità di cambiare strumenti urbanistici relativamente al patrimonio pubblico in base a un accordo di programma fra tutte le istituzioni».