CAMORRA E RIFIUTI: SI ACCENDE LA POLEMICA, CHIESTE LE DIMISSIONI DI PECORARO SCANIO
Caserta (Gianluca Parisi). La recente bufera che si è abbattuta nella provincia a nord di Napoli, per quanto riguarda la gestione dello smaltimento dei rifiuti, affidata per decenni alla Camorra, conferma che all’interno delle istituzioni campane ci sono forti collusioni con la Camorra. E’ stato arrestato l’attuale sub commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, il vice di Bertolaso, un ispettorato del lavoro, un funzionario dell’INPS, un ispettore della questura di Caserta. Tutti accusati a vario titolo di aver contribuito alla gestione di un sistema che dava possibilità alla Camorra di esercitare in regime di monopolio la raccolta rifiuti e mettere in atto truffe per finte prestazioni fornite allo Stato per circa 10 milioni di euro.
Questo è solo l’ultimo episodio di cronaca giudiziaria relativo ad affari tra apparati dello Stato corrotti e la Camorra. Episodi simili sono una costante negli anni, a memoria d’uomo ricordiamo: il macero, l’affare dello zucchero, l’Ipam, la TAV, il latte Parmalat, la costruzione della linea Alifana, le truffe alle assicurazioni …
Periodicamente esce fuori uno scandalo con miliardi di lire e milioni di euro accumulati dagli attori protagonisti degli affari, grazie alla corruzione o convivenza di uomini dello Stato, spesso preposti al controllo. Questi ‘attori’ riescono pure a farla franca: con i soldi nascosti durante gli affari pagano team di avvocati e il più delle volte restano in carcere per pochissimo tempo; i camorristi ci restano un po’ in più, per il reato di associazione camorristica di stampo mafioso.
Riguardo l’ultimo episodio, si è accesa in zona una polemica riguardo la nomina del sub Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti in Campania, ritenuto dagli inquirenti colluso con i clan della zona: i Casalesi e i La Torre di Mondragone. La nomina è stata voluta dal Ministro Pecorario Scanio e così un deputato di Forza Italia ne ha chiesto a gran voce le dimissioni.
Sfugge però al deputato un altro aspetto, agli atti nel procedimento giudiziario, forse più importante e che dimostra come la Camorra abbia radici profonde in questo territorio. I posti di lavoro nelle aziende e nel consorzio pubblico, spesso anche tempo indeterminato, erano gestiti ‘chirurgicamente’ in prossimità delle elezioni. La Camorra e il suo indotto, da queste parti, è in grado di determinare chi vince e chi perde le elezioni. Con una cronica mancanza di lavoro in queste terra, chiamata paradossalmente “Terra di Lavoro”, molta gente vive nell’indotto economico gestito dalla Camorra. Non solo di attività dichiaratamente illecite, come dello spaccio di droga a Secondigliano, di racket, ma spesso di attività economiche apparentemente lecite.
Fino a quando in queste terre la gente per vivere sarà costretta ad “affiliarsi”, a rivolgersi al potentato di turno, non si vede alcun rimedio possibile. Il polverone si alza solo quando ci sono degli arresti, quando c’è un morto ammazzato e poi nulla più.
Per paradosso da queste parti, se un povero cristo tenta di aprire un piccolo negozietto per campare, può capitare che gli sia rifiutato il certificato antimafia; i Camorristi invece lo ottengono facilmente, grazie alle convivenze nelle istituzioni. Se un cittadino decide di farsi le vacanze all’estero, solo perché risiede a Casal di Principe impiegherà mesi per ottenere il passaporto.
Più che combattere la Camorra in queste terre si dovrebbero creare le condizioni affinché la gente non faccia più “la Camorra”, a partire dagli stessi camorristi.
Si dovrebbero creare le condizioni affinché i giovani non si affiliano più e questo difficilmente si fa con la repressione e con l’esercito; se ciò non è possibile bisognerebbe avere il coraggio di ammettere che esistono in Italia, come in altri posti d’Europa vedi i Balcani, Province dove la criminalità ha organizzato un proprio Stato nello Stato.