Campagna sul Web: "I figli nel curriculum"
E ora vogliamo il master in maternità e in paternità.
Già, perché alzi la mano chi, avendo almeno due figli, non sappia che
cosa voglia dire avere capacità di problem solving, multitasking,
gestione delle risorse e molto altro ancora. Nient’altro che la vita di
ogni giorno, insomma. Una vita in cui bisogna fare i salti mortali tra
pappe, biberon, pannolini, lavoro, cucina quando sono piccoli. Oppure
tra scuole, palestre, piscine, e comunque lavoro e ancora cucina per
bambini che spesso hanno la pessima abitudine di avere gusti diversi a
tavola.
Dopo i primi tre anni di questa full-immersion chi
sopravvive si rende conto che alcune meraviglie del mondo manageriale
non hanno più segreti. E allora perché non inserirle nei curriculum
vitae con cui si cerca lavoro? Se lo stanno chiedendo alcune mamme e
papà italiani, ne discutono da settimane in rete e hanno avuto un’idea:
provare a cambiare il modello Ue del curriculum inserendo questa né più
né meno che tutte le altre esperienze. Da venerdì scorso l’idea è stata
lanciata e sta facendo il giro della rete. Si chiama il CerVello di
mamma e papà, l’appuntamento per tutti è per un lancio collettivo di
curriculum ad aziende e ordini professionali per l’8 maggio, festa
della mamma.
A dare il via è stata Serena Nobili, ricercatrice, che dal 2000 vive a Stoccolma e ha due figli. A fine marzo è lei a scrivere un post su genitoricrescono.com,
il blog che divide con Silvia Tropea. Racconta una scena di alcuni anni
fa nella capitale svedese in un parco pieno di famiglie. «Mentre ci
apprestiamo ad entrare notiamo un gruppo di persone, tutte con una
maglietta rossa, che si avvicinano ai passanti come a voler vendere
qualcosa».
L’occhio le cade sulla scritta: ‘Offriamo lavoro a
genitori di bimbi piccoli’. «Mi sono subito detta – racconta Silvia –
che stavo capendo male, che c’era sicuramente il trucco. Mi sono fatta
offrire il caffè da una simpatica signora in rosso, e le ho chiesto
chiarimenti. Lei mi ha spiegato che la sua azienda, che si occupa di
consulenza informatica, era in espansione, e cercava di assumere nuovo
personale. ‘E lo cercate tra i genitori di bimbi piccoli?’ ho chiesto
incredula. Mi sono sentita rispondere che certo-che-si, perché è ben
noto che i genitori hanno quelle caratteristiche che un’azienda come la
loro apprezza in un lavoratore. Mi ha parlato di efficienza e di
concretezza, che un genitore sicuramente deve sviluppare per poter
portare avanti una famiglia, in cui l’imprevisto è all’ordine del
giorno. Mi ha parlato di empatia, come una capacità utilissima quando
si deve trattare con un cliente. E ovviamente di problem solving, di
multitasking, e di flessibilità. E il modo in cui l’ha detto era
talmente di ovvietà, come per dire: ‘giusto te che vieni dall’Italia
non le sai ‘ste cose. Non è nemmeno da spiegarlo il perché!’.
All’improvviso – conclude Serena – le si è aperto davanti un mondo «in
cui diventare genitori è considerata una ricchezza anche per le
aziende, e non una perdita di tempo».
E, quindi, insieme a un gruppo di donne riunite nel blog donnepensanti.net dà
il via all’iniziativa. Con un’esperta di risorse umane crea un modello
di curriculum perfettamente in regola con la versione Ue ma nella
versione per mamme e papà. Chi vuole può scaricarlo dalla rete e
adattarlo a sé, oppure lo può usare come modello di riferimento e
scriverne un altro.
Quando tutto è pronto Serena chiede alle mamme e ai
papà della rete di aderire. La risposta è immediata. Nel giro di pochi
giorni arrivano i primi 14 curriculum. Ci sono product specialist
biomedicale, product manager, esperte/i di media e comunicazione, sales
supervisors, ricercatori/ricercatrici, farmacisti, architetti. L’idea
si diffonde tra decine di blog da migliaia di lettori al mese e conta
un gruppo su facebook da oltre cento aderenti.
I sostenitori approvano e raccontano, come sul blog digitalorma :
«Alla fine del 2005 ero diventata madre e all’inizio del 2007 ero
diventata bi-mamma e, per quanto io non abbia mai smesso realmente di
lavorare, questa era una cosa che di fatto mi metteva al di fuori del
mercato del lavoro (e lo sono tutt’ora, anche se tutt’ora lavoro a
tempo pieno), questa era la cosa da non scrivere, da non menzionare nè
nel curriculum nè in caso di insperato colloquio e questo anche se
essere bi-mamma mi aveva di fatto trasformato e sicuramente reso
migliore come persona e come lavoratrice». E, quindi, ora, conclude:
«come non aderire?»
Tutti d’accordo per spedire i curriculum l’8 maggio,
dunque. E poi? Finita qui? «No – risponde Serena – vogliamo invitare le
aziende ad aderire all’iniziativa, segnalandoci le loro politiche
aziendali family friendly. La nostra speranza è quella di non lasciare
morire il tutto con l’invio collettivo del CV, ma portare il progetto a
vivere anche nel futuro, gettando le basi per un dialogo con il mondo
delle aziende e fare in modo che tutti si rendano conto che diventare
mamma e papà ci rende più intelligenti».