Cancellati i mini-debiti col fisco. Non si pagherà fino a 30 euro
I contribuenti che hanno debiti fiscali di modestissima entità, e magari
noie procedurali enormi per assolverli, possono tirare un sospiro di
sollievo. Con il decreto per la semplificazione tributaria, atteso in
Consiglio dei ministri venerdì prossimo, il governo dovrebbe raddoppiare
il limite al di sotto del quale l’amministrazione non darà corso alla
riscossione dei crediti dovuti allo Stato o agli enti locali, portandolo
a 30 euro per «ciascun tributo» e per «ciascuna annualità d’imposta »
(ma con una clausola anti furbi). Nel decreto, inoltre, dovrebbe esserci
una norma che consentirebbe alle imprese che hanno debiti fiscali
scaduti, ma per i quali è stato concordato un piano di rateizzazione, di
rientrare in ballo negli appalti e nelle commesse pubbliche. Mentre
dovrebbero cadere alcune incombenze da parte dei contribuenti, come
l’indicazione del domicilio fiscale negli atti destinati
all’amministrazione.
Le misure a costo zero
Il testo definitivo del provvedimento
deve ancora essere messo a punto dal ministero dell’Economia, ma si
annuncia corposo. Le misure del pacchetto riguarderanno sia i cittadini
che le imprese e il decreto, sottolineano a via XX settembre, non avrà
impatto sul bilancio pubblico. La maggior parte degli interventi punta a
rimuovere gli ostacoli inutili all’attività delle imprese, e come il
decreto sulla semplificazione che il governo approverà oggi, a ridurne
gli oneri amministrativi. Eventuali misure che avessero effetti
finanziari, assicurano al Tesoro, sarebbero comunque compensate
all’interno dello stesso provvedimento.
Da 32.000 lire a 30 euro
L’aumento della soglia di franchigia
fiscale, una specie di «bonus evasione», era scontato. Il tetto, fissato
a 16,53 euro, non veniva ritoccato da tredici anni, dava luogo ad un
contenzioso inutile, anzi costoso. E comunque noioso, sia per i
contribuenti che l’amministrazione fiscale. Tanto più che per gli agenti
della riscossione l’esazione di crediti fiscali da 20 o 25 euro era
diventata un’attività in perdita: costava più andarseli a prendere dai
contribuenti, che cancellarli. Ora il limite raddoppia e dal primo
luglio del 2012 l’Agenzia delle Entrate non procederà più
«all’accertamento, all’iscrizione a ruolo e alla riscossione dei crediti
relativi ai tributi erariali, regionali e locali, qualora l’ammontare
dovuto, comprensivo di sanzioni amministrative e interessi, non superi,
per ciascun credito, l’importo di euro 30, con riferimento ad ogni
periodo d’imposta». I furbi, però, stiano attenti. L’abitudine a non
pagare mai le tasse di pochi euro sarà da ora in poi sanzionata, perché
la franchigia non verrà riconosciuta a chi dovesse violare ripetutamente
e per il medesimo tributo gli obblighi di versamento.
Rate salva-imprese
Nel decreto dovrebbe essere inserita anche
una norma che permetterebbe alle imprese che hanno avuto problemi con il
fisco, ma che comunque hanno pagato e stanno pagando le tasse, di
rientrare nel giro degli appalti e dei contratti pubblici. Oggi chi ha
un debito fiscale accertato e scaduto è tagliato fuori, perché viene
considerata una violazione grave e risulta nella certificazione dei
carichi pendenti che le imprese devono ottenere per partecipare alle
gare. Il decreto stabilisce invece che il fisco possa concedere il suo
nulla osta quando quel debito, anche se formalmente scaduto, è stato
oggetto di un accordo di rateizzazione e si è in regola con il pagamento
delle rate. Una parte del provvedimento riguarda la semplificazione
degli obblighi e delle procedure di comunicazione dei cittadini e delle
imprese con l’amministrazione delle Finanze. Tra le norme che sono al
vaglio dei tecnici ce n’è una, ad esempio, che eliminerebbe l’obbligo di
indicare il domicilio fiscale negli atti che vengono portati a
conoscenza o che sono indirizzati al fisco, come l’atto di compravendita
di una casa. Per le persone fisiche il domicilio fiscale, che determina
l’ufficio tributario territorialmente competente, coincide con la
residenza anagrafica, ma per le imprese può valere la sede legale,
indipendentemente da quella operativa. Si possono creare confusioni, ad
esempio nel caso delle procedure di concordato dove è necessario sapere
quale ufficio territoriale deve ricevere le istanze dei creditori, che
la norma risolverebbe eliminando l’obbligo di indicare questo dato nella
consapevolezza che l’informazione è comunque generalmente conosciuta
dal fisco.
La nuova Irap
Dovrebbe essere reso più flessibile anche
l’accesso delle imprese ai regimi opzionali, come il consolidato fiscale
o l’Iva di gruppo. Oggi un semplice ritardo nella comunicazione della
scelta all’amministrazione, anche se è tutto in regola, impedisce la
definizione della pratica. Domani il fisco sarà più tollerante con i
ritardatari, e un po’ meno esigente nei confronti degli altri
contribuenti. Per l’adesione ad alcuni altri regimi speciali, come la
tonnage tax o il calcolo dell’Irap, basterà provvedere in dichiarazione
dei redditi, senza dover comunicare nulla all’Agenzia delle Entrate.