Canone Rai: illegittimo il modulo imposto da Rai per annullamento canone
Quante volte si è pensato di disdire il canone-tassa Rai? Ma la Rai impedisce
ai contribuenti di disdirlo attraverso comportamenti, a nostro parere, illeciti.
«Vogliamo ricordare che la legge prevede che l’utente può
disdire il canone Rai – afferma l’avvocato Angelo Pisani, presidente
dell’associazione Noiconsumatori.it – attraverso una lettera raccomandata a/r
(o il pagamento di 5,16 euro in caso di richiesta di suggellamento). È
sufficiente indicare il numero di “abbonamento” e specificare il tipo
di apparecchio fino ad ora utilizzato».
Nonostante ci sia, dunque, una legge che difende gli utenti,
la Rai prevede che l’utente, che voglia disdire il contratto, debba compilare un
ulteriore modulo senza il quale non si può considerare valida la richiesta di
annullamento del canone.
Nel modulo, inoltre, bisogna specificare che si autorizza ai
controlli la Guardia di Finanza affinché essa entri in casa dell’utente per verificare la realtà dei fatti. «Credo che sia innanzitutto
un’autorizzazione ‘forzata’ – continua il presidente di Noiconsumatori.it –
poiché senza di essa la Rai non ritiene valida la richiesta di scioglimento del
contratto; poi, credo che anche il più onesto dei cittadini, autorizzando un
corpo dell’Arma come la Guardia di Finanza ad entrare in casa propria si possa
sentire a disagio, oltre che intimorito. Credo, dunque, che sia tanto inutile,
quanto e soprattutto un modo per ‘far paura’ agli utenti » conclude l’avvocato
Pisani.
Idea condivisa dallo stesso Garante del Contribuente della
Regione Piemonte, competente per lo “Sportello Abbonamenti tv”
dell’Agenzia delle Entrate. Ripartiamo un piccolo passo per rendere l’idea di frustrazione
e rabbia:
“Voi sapete perfettamente che la compilazione del modulo in questione non
è prescritta da nessuna norma di legge… Ci sembra assolutamente inammissibile
che Voi persistiate in questo comportamento di vessazione gratuita di
contribuenti… Riteniamo, che Voi poniate in essere continuamente dei veri e
propri reati di abuso d’ufficio”.