Non si arrestano le polemiche che vedono schierati da una parte gli automobilisti italiani, rappresentanti dalle associazioni dei consumatori, dall’altra i petrolieri e i gestori delle pompe. I primi lamentano rincari ingiustificati dei carburanti, alla luce dei costi di produzione, nonché dell’evoluzione del cambio euro/dollaro. Stavolta, a differenza delle settimane scorse, rispondono direttamente i produttori di petrolio, tramite l’Unione Petrolifera, la quale chiarisce che già oggi sarebbe possibile, in circa 10 mila pompe su 23 mila, in Italia, fare benzina a prezzi in linea con quelli europei, o addirittura inferiori, se si considerano gli sconti legati al self-service. In questi giorni, infatti, è stata sfondata quota 1,50 euro al litro, una soglia psicologica e non solo.
Aumenta, quindi, il divario storico tra la media dei prezzi europei e quelli italiani dei carburanti. Se prima la forbice si attestava sui 3-4 centesimi al litro, a sfavore dell’Italia, oggi saremmo sui 7 centesimi. Il costo industriale, infatti, tende a divergere sempre più, dato che in Europa ammonta a 59 centesimo al litro, in media, mentre in Italia è già sui 66 centesimi. Altra fonte infinita di polemiche è poi la cosiddetta “doppia velocità”, ossia la tendenza alla pompa di adeguare al rialzo i prezzi subito, in conseguenza di un aumento del prezzo al barile o del deprezzamento dell’euro sul dollaro, mentre nel caso contrario, l’adeguamento al ribasso è sin troppo lento e parziale.