Carcere per il coniuge che si finge povero e non versa l’assegno di mantenimento
Se finora fingersi povero per non versare al coniuge e ai figli l’assegno di mantenimento comportava solo una sanzione pecuniaria, da oggi in poi può costare la condanna al carcere. Lo ha stabilito una recente sentenza (la numero 49/2015) con cui il Tribunale di Campobasso ha condannato un marito a 2
mesi di reclusione e al risarcimento
di 25mila euro alla ex coniuge.
A carico del coniuge, che aveva dichiarato di versare in gravi difficoltà economiche, tali da non consentirgli di versare l’assegno, la Corte ha ravvisato la violazione dell’articolo 12-sexies della Legge 898/1970. Riportandosi alla sentenza di Cassazione numero 44086/2014, i giudici molisani spiegano nel provvedimento che che il
reato viene integrato dal “semplice inadempimento dell’obbligo di corresponsione
dell’assegno nella misura disposta dal giudice in sede di divorzio, prescindendo
dalla prova dello stato di bisogno dell’avente diritto”.
A smascherare l’uomo è stato il fatto che i suoi debiti tributari
dimostravano in passato redditi consistenti, oltre all’attuale, elevato tenore di vita. Ma vi è di più: l’impresa di cui è titolare è stata rilevata dalla nuova compagna e la sede di tale
ditta è di proprietà della madre dell’uomo.