Carceri galleggianti, la nuova proposta del capo del Dap contro l’affollamento delle celle
Carceri “galleggianti”, piattaforme o navi ormeggiate in uno dei
numerosi porti italiani, dove trasferire i detenuti così da risolvere
l’emergenza sovraffollamento arrivata oggi a 62.473 posti occupati
contro un limite regolamentare di 43.201 e una tollerabilità di 63.702.
L’ipotesi è contenuta nel piano straordinario che il capo del
Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria (Dap) ha consegnato al
ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Nelle 19 pagine di
relazione si sottolinea che la nuova edilizia penitenziaria terrà conto
di “soluzioni alternative” a quelle fino ad ora adottate, anche
attraverso “strutture modulari”, più economiche nella
manutenzione-gestione oltre che più rapide da costruire, nonché “la
previsione di strutture penitenziarie galleggianti”. Se il piano di
Ionta avrà il ‘placet’ del governo, l’Italia adotterà una soluzione già
messa in pratica negli ultimi 20 anni in Paesi come Stati Uniti (la
prima chiatta-prigione fu ormeggiata a New York nell’89, lungo il fiume
Hudson), la Gran Bretagna (la nave-priogne ‘Weare’ è stata ancorata dal
1997 al 2005 nella baia di Portland, in Dorset), e più recentemente
l’Olanda.