Caro pasta, l’Antitrust multa i maggiori produttori.
di NOI Consumatori · 24 marzo 2009
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Caro pasta, l’Antitrust multa i maggiori produttori.
Del “caro pasta” se ne parla dal 2006, l’argomento ha tenuto banco per diverso tempo in quanto interessava ed interessa tutt’ora l’economia delle famiglie italiane. Molte sono state le lamentele da parte dei consumatori e delle Associazioni per il vertiginoso aumento del prezzo del prodotto principe della nostra tavola, un alimento che potremmo definire di prima necessità insieme ad altri quali pane e latte. Dal canto loro i produttori giustificavano l’aumento, ritenuto spropositato dai consumatori, adducendo alla situazione economica globale che vedeva il rincaro della materia prima e del petrolio.
Numerose e variegate sono state le iniziative delle Associazioni, in diverse occasioni è stata lanciata la proposta del così detto “sciopero della pasta”. Lo stesso “Mister prezzi, Antonio Lirosi” invocato più volte, chiese il blocco dell’aumento del prodotto il 18 marzo dello scorso anno durante un incontro tenutosi presso il Ministero dello Sviluppo Economico. In quell’occasione lo stesso Garante per la sorveglianza dei prezzi dichiarava: “Vista la forte volatilità dei prezzi ed anche una speculazione finanziaria sulle quotazioni del grano, per la pasta c’è bisogno di un impegno dell’intera filiera. Occorre anche una maggiore trasparenza sui prezzi. C’è un’ampia variabilità degli incrementi dei prezzi al consumo della pasta oltre al notevole incremento del prezzo delle materie prime, semola di grano duro e farine, che presentano tassi di aumento pari a +150%circa e +36%. Non va dimenticato che i prezzi al consumo hanno già risentito degli aumenti dovuti alla revisione dei listini industriali nei confronti della distribuzione commerciale, operati tra dicembre e febbraio dalla maggior parte dell’industria pastaria”. L’analisi dei tecnici del ministero all’epoca mise in evidenza che, i rincari più elevati si registravano a Bari (23,6% a gennaio 2008 su base annua) mentre a Napoli erano aumentati del 6,5%, facevano seguito Palermo (+18%), Bologna (+17,3%), Roma (+15%),e Milano (+13,3%) e Firenze (+8,3%)”.
Tra dichiarazioni, proposte, iniziative, spicca quella intrapresa dalla Federconsumatori Puglia la quale il 9 agosto del 2007 fece pervenire presso l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato una segnalazione circa un presunto accordo tra produttori di pasta pugliesi in merito ad un aumento programmato dei prezzi pari a circa il 25% del prezzo praticato.
Nel comunicato dell’AGCM , si riscontra che: “ l’Associazione a sostegno della propria tesi ha allegato un articolo tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 20 luglio 2007, nel quale veniva citato un incontro avvenuto a Roma tra imprese aderenti all’Unipi (Unione Industriali Pastai Italiani ndr) attive nel settore della produzione di pasta dove sarebbe emersa la decisione di aumentare il prezzo della pasta dal settembre successivo. La motivazione risiedeva nell’aumento del prezzo del grano duro che, dall’inizio dell’anno 2007 sarebbe aumentato del 50% circa. Secondo quanto riportato dall’articolo, l’aumento del prezzo della pasta stimato dai pastifici per coprire l’aumento dei costi sarebbe stato di circa 12 centesimi di euro al chilo, equivalenti a circa 6 centesimi di euro a confezione”. La stessa AGCM, acquisita la segnalazione ha proceduto ad avviare un procedimento istruttorio nei confronti delle associazioni Unipi, UnionAlimentari e delle più grosse aziende del settore coinvolte al fine di accertare l’eventuale realizzazione di intese lesive alla concorrenza nel mercato nazionale della produzione e vendita di pasta. L’iter degli accertamenti è stato lungo e minuzioso come si può rilevare dalle 143 pagine della dispositiva dell’Autorità (disponibile sul sito www.agcm.it ndr) sono stati presi in esame diversi aspetti, la situazione del mercato mondiale, quella del mercato interno, i rapporti con la GDO presente con pasta confezionata con il proprio marchio d’azienda, nonché i verbali delle riunioni, tenutesi in diverse occasioni, tra l’UNIPI con le aziende coinvolte, riportiamo alcuni passaggi del provvedimento che riteniamo di particolare interesse. Uno di questi riguarda i rapporti tra le aziende dove emerge che “Le imprese pastaie hanno iniziato ad incontrarsi in modo sistematico allo scopo di realizzare un coordinamento delle rispettive politiche di prezzo, anche avvalendosi del ruolo propositivo di UNIPI”, inoltre si rileva che: “Dai documenti emerge un giro di tavolo di interventi, tutti focalizzati sul tema degli aumenti: la preoccupazione comune è la necessità per i produttori di pasta di muoversi in modo coeso, al fine di non trovare ostacoli negli incrementi dei propri prezzi”. “In particolare, risulta che le imprese hanno concordato una reciproca collaborazione allo scopo di sostituire la concorrenza con un meccanismo di concertazione delle rispettive politiche di prezzo. Ciò è stato realizzato attraverso delle riunioni periodiche”. Secondo l’Autorità riunioni svolte in sede UNIPI avevano un chiaro oggetto anticoncorrenziale, dal momento che erano finalizzate ad eliminare ogni ragionevole incertezza in merito alla politica di prezzo di tutti i partecipanti. In base al cospicuo materiale raccolto consistente in verbali di riunioni, testimonianze e documenti intercorsi tra le aziende partecipanti, la delibera del Garante, a firma del presidente Antonio Catricalà riporta la seguente motivazione a corredo delle sanzioni comminate: “Le associazioni UNIPI e UnionAlimentari e le società coinvolte hanno posto in essere due intese restrittive della concorrenza aventi per oggetto l’incremento concertato del prezzo di cessione della pasta secca di semola sul mercato nazionale; in ragione di quanto indicato in motivazione, vengano applicate le sanzioni amministrative pecuniarie alle seguenti associazioni e società:
Unipi 12.990, Unionalimentari 1.000, Amato 364.824, Barilla 5.729.630, Berruto 35.543, Cellino 34.482, Chirico 152.811, Colussi 748.002, De Cecco 1.398.804, De Matteis 143.360, Delverde 149.121, Di Martino 21.483, Divella 1.260.972, Fabianelli 26.208, Ferrara 166.978, Garofalo 474.401, Granoro 280.844, La Molisana 60.252, Liguori 96.166, Mennucci 60.540, Nestlé 73.619, Riscossa 72.324, Rummo 476.591, Russo 101.529, Tamma 20.401, Tandoi 359.159, Valdigrano 49.525, Zara 124.774.”
Naturalmente ci si aspetta che le aziende sanzionate diano battaglia nelle opportune sedi legali, per il momento la sanzione comminata dall’Antitrus è significativa e da una speranza per il futuro al consumatore, nell’immediato Associazioni ed aziende hanno fatto pubblicare su vari quotidiani i loro comunicati di estraneità ai fatti come riporta il comunicato dell’UNIPI del quale pubblichiamo i contenuti più salienti ( il testo integrale è riportato su www.unipi-pasta.it ndr):