Caro ticket, la Reggia di Caserta sparisce dai tour dei crocieristi
Le compagnie di crociera hanno cancellato Caserta dalle escursioni proposte ai clienti. Colpa delle oscillazione dei prezzi per l’accesso a monumenti e mostre non comunicati in tempo utile. Dove per tempo utile s’intende almeno un anno prima dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, affinché i cataloghi delle agenzie di viaggio ed i prezziari proposti ai crocieristi siano debitamente aggiornati.
Caserta e provincia non rispettano le regole valide per tutte le città d’arte d’Italia e del mondo, e così i tour operator di Msc Crociere, Costa, e Royal Caribbean, la escludono dai pacchetti viaggio. E quando il taglio porta la firma di operatori come Aloschi Bros e Cima, gli stessi che gestiscono il servizio escursioni per navi da quattromila crocieristi a bordo ad ogni viaggio, il danno per il turismo di Terra di Lavoro si annuncia ingente.
La notizia è stata data dalla direzione regionale della Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese di viaggi e turismo), la stessa che da anni sottolinea le criticità legate all’appeal della Reggia. Strade d’accesso sporche e maltenute, abusivismo commerciale dentro e fuori il monumento, e come chicca l’utilizzo della sola lingua italiana nelle descrizioni degli oggetti e opere d’arte presenti nel percorso museale degli Appartamenti storici.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata con l’aumento del biglietto d’accesso alla Reggia.
Solo pochi mesi tra il dire e il fare, e il raddoppio del prezzo d’accesso al monumento scattato lo scorso primo maggio ha fatto colmare la misura. Legittimo l’aumento, come legittimo l’eventuale surplus per la visita alle mostre di turno, purché comunicate almeno un anno prima. E piuttosto che perdere credibilità con i clienti, ai quali si offriva una escursione ad un prezzo per poi scoprirlo maggiorato sul posto, tour operator e compagnie di navigazione crocieristiche hanno preferito tagliare i ponti con Caserta e la sua Reggia.
D’altra parte, il problema dell’offerta turistica «oltre la Reggia» si ripropone in tutta la sua miseria. Perché se la Reggia inciampa, le alternative sul territorio stanno a guardare, rendendo ancora più rovinosa la caduta del settore turismo casertano. Difficile, infatti, dirottare su Casertavecchia o San Leucio, piuttosto che all’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, un pullman carico di turisti proveniente dal porto di Napoli.
Traffico, strade gruviera, e scempi urbanistici vari, occuperebbero il tempo dei crocieristi in terra casertana, con un souvenir di ricordi da portare a casa indegni per una terra ricca di storia e di tesori. Altro rischio quello paventato martedì scorso quando a Caserta, su invito dell’Ente provinciale per il turismo, arrivarono cinquantacinque operatori turistici russi, colossi da 50mila turisti in Italia all’anno di cui almeno 10mila in Campania.
Solo un giro di carteggi e telefonate tra gli organizzatori e la soprintendenza riuscì a sortire l’apertura parziale della Reggia, chiusa per riposo settimanale. L’alternativa sarebbe stata la visita al Reggia Outlet di Marcianise. Uno smacco per una realtà che da un lato si struttura per rendersi degna del titolo di «città turistica» e attende con curiosità l’attuazione delle strategie messe a punto da Sintesi, l’azienda speciale creata un anno fa dalla Camera di commercio per promuovere il turismo in risposta alle esigenze del comparto economico ed imprenditoriale della provincia; dall’altro subisce invece la stangata comunale di una tassa di soggiorno che aumenta i prezzi di alberghi e pensioni equiparando Caserta a Roma.
Allo stesso modo, mentre l’Ept si organizza e chiama a raccolta le forze del territorio per rispondere alle richieste di tour operator russi e cechi interessati al prodotto turistico Caserta, i colossi del mare prendono il largo senza che nessuno tenti di fermarli, di dissuaderli dal preferire lidi più stabili e accoglienti alle meraviglie di Terra di Lavoro.