Carte di credito nella bufera stop Bankitalia a Amex e Diners
ROMA – Stop ad American Express. E, per chi non se ne fosse già
accorto, stop anche a Diners. Accusati di avere sistemi informatici
permeabili a tentativi di riciclaggio e, nel solo caso di Amex,
appetiti usurai, due colossi del credito di plastica si scoprono dai
piedi di argilla e finiscono in quarantena. A rimorchio dell’ inchiesta
della Procura della Repubblica di Trani sui tassi applicati dalle
cosiddette carte di credito “revolving” (di debito) della Amex, la
vigilanza della Banca d’ Italia decide che le due società non potranno
più emettere carte di credito nel nostro Paese (il rilascio di nuove
Diners è congelato già dal 18 settembre dello scorso anno, quello delle
Amex lo sarà da lunedì prossimo, 12 aprile). Di nessun genere. Perché –
scrive Bankitalia in una nota di sette pagine firmata dal suo direttore
generale Fabrizio Saccomanni e consegnata ad Amex – ne va del «rispetto
di norme di legge di carattere imperativo», «dell’ integrità del
sistema finanziario da possibili coinvolgimenti in attività illecite»,
addirittura della «stabilità del sistema», che, tanto per dirne una –
la più grossa – oggi, vede una società come Amex «esposta a rilevanti
rischi operativi, legali, di reputazione». Fermi restando il regolare
funzionamento, le garanzie, i diritti delle carte già in circolazione,
via Nazionale congela dunque il mercato potenziale di nuovi clienti
delle due società fino a nuova disposizione. Almeno fino a quando non
avranno dimostrato di «aver sanato definitivamente le irregolarità e le
violazioni rilevate» durante i controlli. Di essere in grado di operare
sul nostro mercato nel rispetto delle norme «antiriciclaggio» e di
quelle di «trasparenza» nei confronti della clientela. Il lavoro del
Procuratore di Trani Carlo Maria Capristo e del suo sostituto Michele
Ruggiero non era dunque «fuffa», come in molti, e come sempre al buio,
si erano precipitati a sostenere appena un mese fa. Né è stato un
«pretesto» per “aggredire” in campagna elettorale il Presidente del
Consiglio e qualche suo zelante consigliori dentro e fuori l’ Agcom. E’
stato ed è – come documenta l’ esito dell’ ispezione di Bankitalia – lo
svelamento ora di una stangata in danno dei consumatori di questo Paese
(Amex), ora di un vulnus nel sistema che dovrebbe proteggere i mercati
finanziari dalla contaminazione di capitali illeciti (Amex e Diners),
in cui, incidentalmente, ha fatto capolino dell’ altro (ora destinato
all’ attenzione del Tribunale dei ministri). E’ stata ed è un’ indagine
di cui, al momento, cominciano a pagare il conto Amex e Diners, ma che
promette di coinvolgere la totalità degli istituti e delle società
finanziarie che hanno emesso nel nostro Paese carte di credito
cosiddette di “debito”, vale a dire con rimborso rateale. Sono infatti
«almeno una dozzina» – secondo quanto riferiscono qualificate fonti
inquirenti – le finanziarie e le corporations al momento sotto
inchiesta. Come questa storia sia cominciata in un angolo della Puglia,
è noto. Più di un cliente delle carte “revolving” di Amex (uno
strumento finanziario che oggi sviluppa ricavi pari a circa il 5% del
volume di affari della società in Italia) – e tra questi un
sottufficiale della Guardia di Finanza – scopre, per prendere ad
esempio una delle vicende agli atti, che a fronte di un debito
accumulato di 2.600 euro e di una rata mensile insoluta di 129 euro, si
è visto addebitare il pagamento di 686 euro. Un’ enormità. Che supera
ampiamente il tasso di interesse del 28,98%, la soglia individuata
dalla legge oltre la quale il recupero del credito, sia pure con more,
ha un altro nome: strozzinaggio. E diventa reato. Procura e Guardia di
Finanza scoprono che questa è la «prassi» di un sistema che tiene
insieme tutti gli operatori del ramo “debit” e li rende di fatto
indistinguibili. Un sistema in cui il cliente debitore viene “munto”,
alla prima insolvenza, con quello che tecnicamente si chiama
«anatocismo». Vale a dire con un calcolo che, al contrario di quanto
prescrive la legge, prevede la capitalizzazione degli interessi di mora
sull’ intero capitale e non su quello non rimborsato alla scadenza. Con
un effetto: gli interessi producono altri interessi, raggiungendo
percentuali insostenibili. Gli archivi clienti e i software di American
Express vengono sequestrati dalla Procura. Massimo Quarra, direttore
generale di Amex Italia e Francesco Fontana, responsabile dei servizi
legali vengono iscritti al registro degli indagati. L’ ispezione della
Banca d’ Italia fa il resto. I funzionari di via Nazionale scoprono in
Amex «carenze nella gestione degli organi aziendali» e nella
«organizzazione dei controlli interni». Documentano l’ applicazione
degli interessi di mora ai clienti sull’ intero capitale (ecco l’
«usura»). Scoprono «diffuse e rilevanti anomalie» per quel che riguarda
gli obblighi di raccolta sull’ effettiva titolarità delle carte. Con l’
effetto che spesso è ignota o dissimulata l’ identità di chi ne è il
possessore, soprattutto se si appoggia su banche della Repubblica di
san Marino e della Città del Vaticano (ecco il sospetto di
«riciclaggio»). L’ Adusbef, associazione di tutela dei consumatori,
annuncia la futura costituzione di parte civile nel processo di Trani.E
plaude per un’ iniziativa (quella di Bankitalia) che, pure, «arriva
purtroppo solo a valle delle inchieste». Amex e Diners, con due
comunicati, rassicurano la clientela e confermano «piena
collaborazione». Con una precisazione. Di Diners. «Gli addebiti mossi
da Bankitalia alla nostra società riguardano soltanto l’ adeguamento
dei sistemi informativi in materia di antiriciclaggio. Si tratta di un
fatto tecnico che è stato ereditato lo scorso anno al momento del
cambio di proprietà e ad oggi è stato risolto».