Carte false per insegnare: indagati 150 docenti che avrebbero scalato la graduatoria con falsi titoli
C’è chi promette barricate, chi difende i
propri diritti sfidando caldo e ingiustizie e chi minaccia finanche di
legarsi all’esterno del Provveditorato per l’attesa immissione in
ruolo. Ma c’è anche dell’altro nel pianeta scuola napoletano: ci sono
150 insegnanti finiti sotto inchiesta per false attestazioni. Stanno
ricevendo in questi giorni gli avvisi di conclusione delle indagini,
l’atto che fa in genere da preludio a una probabile richiesta di
processo da parte della Procura.
Non un episodio spicciolo e isolato, dunque, non una sparuta minoranza
come era apparso a fine agosto, ma un assortito gruppo di docenti in
carriera, a leggere le ultime mosse della Procura. Centocinquanta
avvisi di conclusione indagine a carico di altrettanti insegnanti,
accusati di aver fatto carte false per poter accedere all’ultimo
concorso abilitante per aspiranti docenti nelle scuole medie e negli
istituti superiori. Indaga il pm Valter Brunetti, magistrato del pool
mani pulite del procuratore aggiunto Francesco Greco.
L’inchiesta punta dritto all’ultimo concorsone abilitante: anno 2005,
era l’ultima chance per il precariato storico, l’ultima buona occasione
per entrare in graduatoria e guardare da lontano la sospirata cattedra.
Si presentarono in migliaia. Gente preparata, curriculum competitivi,
carriere in fieri costruite negli anni, soprattutto grazie a supplenze
e incarichi in mezza Italia.
Curriculum costruiti attorno a un requisito indispensabile per la
partecipazione al concorso: «Aver svolto 365 giorni di lavoro nella
pubblica amministrazione», vale a dire aver insegnato in una scuola
pubblica o paritaria, per un anno intero, un modo come un altro per
poter vantare una patente preziosa, quella di precario storico in
materia di supplenze e insegnamento a termine.
Ed è su questo requisito che sono scattate le verifiche affidate ai
finanzieri degli uffici di pg della Procura di Giovandomenico Lepore.
Molti attestati sono risultati fasulli: «Falsità in dichiarazione
sostitutiva in atto di notorietà», scrivono gli inquirenti.
Irregolarità con lo stampino. Molti certificati di supplenza in questo
o quell’istituto, oltre ad essere falsi, avevano infatti le stesse
caratteristiche: fogli in A4, materiale fabbricato con perizia tecnica,
tanto da lasciare sullo sfondo l’ipotesi di una regìa unica del falso
prestampato. C’era una sola mano a fabbricare le attestazioni di
supplenza fasulle? Esistono promotori in grado di garantire uno sbocco
di carriera per centinaia di aspiranti prof? Domande che riguardano un
nuovo probabile livello dello stesso fascicolo investigativo che dopo
la «chiusa inchiesta» di questi giorni potrebbe lambire altri ambiti.
Prosegue intanto su un binario parallelo un’altra inchiesta sul mondo
del precariato: viene condotta dal pm Giancarlo Novelli, ci sono
sessanta docenti indagati, accusati di aver pagato dipendenti del
Provveditorato per scalare le graduatorie attraverso il sistema
informatico di via Ponte della Maddalena. Due facce di una realtà
complessa con migliaia di professionisti onesti che in questi giorni
reclamano per i propri diritti.