Cartello dei prezzi, blitz nei pastifici
Il caro-pasta attira anche la Guardia di Finanza. S’indaga su cinque
dei più noti produttori italiani e l’Unipi. Ieri il blitz. Sono state
perquisite dalle Fiamme Gialle le sedi dell’Unione dei pastai italiani,
della Barilla di Parma, della De Cecco a Pescara, dei pastifici
Garofalo a Gragnano, Amato a Salerno, e Divella, a Bari. Sequestrati
documenti e verbali che erano stati redatti in riunioni
dell’associazione degli industriali. Obiettivo, verificare le cause del
rialzo ingiustificato dei prezzi. Rincari di ben il 50% in due anni,
tra maggio 2006 e lo stesso mese del 2008. L’inchiesta è stata avviata
dalla procura di Roma, dopo la condanna, nello scorso febbraio, da
parte dell’Autorità Antitrust. Barilla, De Cecco, Colussi, Garofalo, Di
Martini, Rummo, Fabianelli, Mennucci, De Matteis, Cellino, Delverde,
Divella, La Molisana, Tandoi, Nestlé, Zara, Riscossa, Liguori, Chirico,
Granoro e Berruto insieme all’Unipi erano state ritenute colpevoli
della formazione di un cartello. Alle principali aziende simbolo del
made in Italy (con una quota del 90% del mercato) era stata così
inflitta una multa di 12,5 milioni di euro per aver violato le regole
della concorrenza. Un provvedimento confermato poco più di un mese fa
dal Tar. L’ultima parola spetterà, però, al Consiglio di Stato che
dovrà giudicare i ricorsi presentati. Proprio dietro questo baluardo di
difesa si trincerano i dirigenti della De Cecco, la nota azienda
meridionale a conduzione familiare. «Siamo sereni», commentano nel noto
pastificio. I finanzieri si sono trattenuti per diverse ore ieri nella
fabbrica di Fara San Martino, in provincia di Chieti. No comment invece
dalla Divella di Bari e da Parma, sede della multinazionale della
famiglia Barilla, a cui fanno capo anche i marchi Mulino Bianco,
Voiello, Pavesi, Wasa e Kamps. «Non possiamo che ribadire che non vi
sono mai state speculazioni, né si è mai configurato alcun accordo
lesivo degli interessi dei consumatori», fa presente Massimo Menna,
titolare della Garofalo, nonché presidente dell’Unipi. I consumatori
non possono che dichiararsi soddisfatti. L’inchiesta dell’Authority,
guidata da Antonio Catricalà, era partita proprio da un loro esposto.
«Nella segnalazione – spiega Carlo Rienzi, presidente del Codacons –
sottolineammo, attraverso un nostro dossier, l’andamento anomalo dei
prezzi in relazione alle quotazioni della materia prima». La Coldiretti
non si stanca infatti di denunciare le speculazioni dal campo alla
tavola: «Se per un chilo di grano duro gli agricoltori incassano 18
centesimi al chilo, il prezzo della pasta è in media di 1,4 euro al
chilo. Il ricarico è quindi del 400%. E i prezzi nel 2009 non sono
scesi malgrado il grano sia diminuito del 30% rispetto al 2008». A
parte questa doppia velocità anomala, comunque, il Garante aveva
sanzionato i pastifici perché di fronte all’ascesa delle quotazioni
della materia prima avevano realizzato un’intesa illegale.