Case, mercato controcorrente: poche e costose
Poche case disponibili e i prezzi vanno alle stelle, in Campania e
soprattutto nel capoluogo. È questa la fotografia scattata dalla
ricerca «Il mercato immobiliare residenziale napoletano», promossa dai
costruttori dell’Acen, dalla Bin (Borsa Immobiliare di Napoli) e dalla
Camera di commercio, e presentata ieri nella sede dell’ente camerale
partenopeo. Il presidente dell’Acen, Rudy Giuliani, parla di un
crescente disagio abitativo nell’intera regione per la quale si stima
«un deficit di 468mila alloggi, di cui 300mila nella sola provincia
capoluogo». «Napoli va in direzione opposta alle altre grandi città»,
aggiunge il presidente della Bin, Clemente del Gaudio, sottolineando
come non ci sia «prodotto nuovo che possa colmare le esigenze del
mercato». Dalla ricerca emerge, infatti, che, nel comune partenopeo
risulta libero solo il 6% degli immobili residenziali e che, nota
Girardi, «dal 1978 al 2008, il valore delle case a Napoli ha avuto un
ritmo di crescita molto superiore rispetto a quello di Roma e Milano».
Una «bolla» che ha costretto numerosi abitanti del capoluogo ad
emigrare verso l’hinterland «determinando – secondo il leader dei
costruttori – un impoverimento e una perdita di competitività della
città», che soffre per il forte degrado, il crescente abusivismo e «un
arretramento del costume civico». Una tendenza che potrebbe essere
invertita grazie al Piano casa approvato dal Consiglio regionale che,
secondo Girardi, «può dare slancio a un nuovo ciclo economico» in un
settore che, «nel 2009, ha registrato una riduzione del 20% delle ore
lavorate». D’accordo il presidente della Camera di commercio, Gaetano
Cola, il quale ritiene che la nuova normativa possa metter fine «alla
confusione che ha impedito di varare una seria politica per la casa».
Norme approvate a larghissima maggioranza (al forum hanno partecipato
il presidente della IV commissione regionale, Pasquale Sommese, e i
consiglieri regionali Francesco D’Ercole, Paolo Romano e Pasquale
Marrazzo) e che l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Oberdan
Forlenza, ritiene possano «rilanciare lo sviluppo, contribuendo al
recupero ambientale delle aree interessate dagli interventi e al
rafforzamento della prevenzione del rischio sismico». E il suo collega
assessore ai Trasporti, Ennio Cascetta, ritiene che il Piano sia uno
strumento utile non solo a «rispondere al problema del fabbisogno
abitativo», ma anche a far diventare industria il settore delle
costruzioni, tentando di affrancarlo dai mali storici: «inadeguata
dimensione delle imprese, limitata innovazione tecnologica,
permeabilità alla criminalità organizzata e scarsa qualità del lavoro e
dei livelli di sicurezza». Il Piano, inoltre, sottolinea Cascetta,
introduce il criterio della «moneta urbanistica», e cioè «lo scambio di
diritti urbanistici con la richiesta di interventi di pubblica
utilità». Metodo che potrebbe essere utilizzato, propone, anche per i
3.700 siti contaminati della Campania: «Diritti urbanistici in cambio
della bonifica ambientale». Cascetta, infine, invita a tener conto, nel
programmare lo sviluppo urbanistico, che «le grandi infrastrutture
stanno modificando l’assetto della grande area urbana che va da Caserta
a Salerno»: zone come quelle di Afragola e del Vesuvio Est, oggi
decentrate, ad esempio, «diventeranno poli d’attrazione con l’apertura
delle due stazioni dell’Alta velocità che – conclude – le
posizioneranno a poco più di un’ora da Roma».