Caserta, 29 km di costa ko. L’analisi di NoiConsumatori
Nuovo record, ma tutto negativo. La provincia di Caserta ha il primato della costa più inquinata. Ben 28,7 km di litorale è ko, e solo il 34 per cento di costa balneabile. Lo hanno rilevato i dati del Rapporto 2009 sulla balneabilità delle spiagge italiane, presentato a Roma dal Ministero della Salute. L’associazione NoiConsumatori, presieduta dall’avvocato Angelo Pisani, si dichiara indignata dalla drammatica situazione nel casertano. “Il territorio di Caserta e provincia è da sempre minacciato dalla presenza dell’ecomafia che distrugge l’ambiente e la salute dei cittadini – afferma Angelo Pisani -. Il livello di inquinamento relativo agli scarichi delle acque reflue e alle discariche di rifiuti abusive è altissimo e ciò comporta enormi rischi per i litorali e i terreni della zona, ma soprattutto per gli abitanti della provincia casertana che convivono con sottosuolo ed acqua inquinati Infatti, questi luoghi , in prevalenza agricoli , rischiano che le sostanze avvelenate contaminino con l’irrigazione i campi e i prodotti della terra, e con l’abbeveraggio del bestiame, la carne e il latte. E’ un circolo vizioso finalizzato a colpire direttamente la salute pubblica e il nostro patrimonio naturale”.
Nella mappa del Ministero della Salute sono segnalate ben 27 province costiere in cui è balneabile il 100 per cento della costa, mentre in 35 la balneabilità è superiore alla media nazionale del 96 per cento. Soltanto in 5 province la media è inferiore a questo standard, per un totale di 106,7 chilometri di costa inquinata, di cui 28,7 si trovano appunto nella provincia di Caserta. Ad essere sotto la media ci sono anche le province di Rovigo, con il 50% delle coste balneabili, Cosenza (85%), Roma (95%) e Napoli (79%). Promosse invece, con il 100% di balneabilità delle coste marine tutte le province toscane e dell’Emilia Romagna, quella della Sardegna e della Basilicata.
“Le attività criminali – continua Pisani – nonostante le tante operazioni delle forze dell’ordine, continuano a trarre vantaggio economico dalla distruzione dell’ambiente. Quasi 29 km di costa non balenabile sono sintomo di un danno ambientale profondo, oltre ad avere riscontri negativi anche sull’impatto turistico, che subirà un forte calo, e sull’immagine dell’intera regione. Da anni l’ Arpac controlla la qualità delle acque costiere e dei corsi d’acqua di questo territorio. Come è noto, una parte consistente del litorale domizio continua tuttora ad essere sottoposto a divieto di balneazione, proprio perché l’agenzia ha registrato concentrazioni troppo alte di batteri fecali in alcuni tratti di costa. Numerose criticità, poi, sono state accertate anche nelle acque che transitano lungo fiumi ed alvei” – conclude il Presidente di NoiConsumatori.