Caserta, incedio di ecoballe: rischio diossina
Il fuoco e il fumo, l’acqua delle
autobotti, la terra raccolta con l’unica ruspa disponibile e
trasportata fino alla cima della montagna di rifiuti per togliere
ossigeno alle fiamme e sconfiggere l’incendio.
Quando il vento gira dalla parte della statale, una nube di fumo
rossastro invade la carreggiata e trasporta l’odore di bruciato fin nelle case di San Tammaro.
Da lì, da oltre un chilometro in linea d’aria, la montagna di ecoballe
appare come il cratere di un vulcano che vomita lava e ceneri. A pochi
metri dal fuoco, la piazzola numero tre del sito di stoccaggio delle
ecoballe, quelle che arrivano da tutti i Cdr della Campania, sembra un
girone infernale.
Il getto degli idranti serve solo a raffreddare la massa incandescente
di plastica, il compito di respingere il pericolo è affidato a quella
ruspa che raccoglie la terra e la trasforma in un tappo. L’acqua serve
ma non c’è, i vigili del fuoco sono in difficoltà, i serbatoi sono
troppo lontani e l’area – tra San Tammaro e Santa Maria la Fossa,
enorme cimitero di immondizia – non è autonomamente attrezzata per
affrontare le emergenze. Non c’è neppure l’impianto elettrico, e i
vigili del fuoco lavorano con la luce fioca assicurata dal gruppo
elettrogeno. È tarda notte, il fuoco cova ancora sotto la plastica.
Un incendio divampato improvviso poco dopo le 17, segnalato da una
telefonata al centralino dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere
probabilmente fatta da uno dei militari addetti alla sorveglianza della
zona. L’area interessata all’incendio è al confine con un terreno già
requisito e dove è previsto un ulteriore ampliamento: è a cavallo tra
Maruzzella Tre e Ferrandella Uno, sito affidato al consorzio di bacino
Salerno 2.
È recintata ma per lunghi tratti è accessibile con grande facilità.
Chiunque avrebbe potuto arrivare fino alla piazzola, appiccare il fuoco
(divampato in pochi minuti, alimentato anche dal biogas) e allontanarsi
indisturbato. E sono le tracce di un piromane che ieri sera hanno
iniziato a cercare i carabinieri e la polizia, che questa mattina
continueranno il sopralluogo.
Non sembra probabile, infatti, che l’incendio sia divampato per cause
accidentali, come accaduto nel luglio scorso nella piazzola numero 1,
quando alcune ecoballe presero fuoco a causa delle scintille prodotte
da una sega elettrica azionata nelle vicinanze. Ieri pomeriggio non
c’erano operai al lavoro e anche le condizioni del tempo sembrano far
escludere, salvo diversi risultati delle perizie, focolai provocati dal
caldo. Una pioggia sottile e insistente, infatti, ha interessato la
provincia di Caserta sin dalla giornata di sabato.
Le squadre dei vigili del fuoco hanno continuato a lavorare per tutta
la notte, riducendo il fuoco dai cinquanta metri di altezza ai pochi
centimetri. Ma dovranno continuare ancora per un paio di giorni. Nel
frattempo è stato disposto il monitoraggio dei livelli di inquinamento
dell’aria, appestata dalle esalazioni prodotte dalla plastica bruciata
e da notevoli quantitativi di diossina.