Caserta, traffico illecito di rifiuti speciali
C’era anche il traffico illecito di
rifiuti speciali tra le attività di alcuni appartenenti al clan
camorristico dei Belforte arrestati alle prime ore del mattino in
provincia di Caserta.
I carabinieri del Noe di Caserta,
insieme alla Guardia di Finanza, hanno eseguito cinque ordinanze di
custodia cautelare e numerosi sequestri di aziende e beni per
associazione mafiosa. L’operazione è stata denominata «Giudizio
finale». Oltre 40 persone sono indagate per riciclaggio e reimpiego di
capitali di provenienza illecita.
Il clan dei Belforte è
egemone nei Comuni di Marcianise, san Nicola la Strada e Caserta, dove,
riferiscono i carabinieri, detengono il monopolio di vari settori
economici, tra i quali quello dei rifiuti.
Secondo quanto è
emerso dalle indagini dei sostituti procuratori della Dda di Napoli,
Giovanni Conzo, Cristina Ribera e Raffaello Falcone, coordinati dal
procuratore aggiunto Federico Cafiero De Raho, i rifiuti smaltiti
illegalmente dall’organizzazione criminale sono finiti in diverse cave
abbandonate del Casertano e dell’area Flegrea. In alcune occasioni
invece sono stati riutilizzati per confezionare materiale edile. La
maggior parte dei rifiuti proveniva dal Nord Italia ma l’organizzazione
criminale provvedeva allo smaltimento anche di rifiuti di piccole e
medie imprese artigianali della Campania che non potevano rivolgersi ad
altri.
Sequestrati beni per 50 milioni di euro. Cinque le misure
cautelari emesse e 43 gli indagati. Secondo quanto accertato dagli
investigatori dal ’98 fino al 2004 l’organizzazione criminale operante
soprattutto nel Casertano ha provveduto allo smaltimento illecito di
tonnellate di rifiuti provenienti soprattutto dal Centro-Nord.
Anche
una società collegata al clan avrebbe ottenuto commesse da una società
pubblica, la Recam, incaricata di provvedere ad alcune bonifiche. Tra
gli indagati, secondo quanto hanno reso noto gli investigatori, risulta
anche un ex funzionario della stessa società.
Sono stati i
carabinieri del gruppo operativo ecologico di Napoli ad accertare che
l’organizzazione criminale ha imposto il pizzo anche ad alcune società
operanti nel settore dei rifiuti nel corso dell’ultima crisi che ha
investito la Campania: l’organizzazione chiedeva il pizzo sul fitto dei
contenitori.
La guardia di finanza, invece, che ha condotto le
indagini patrimoniali ha accertato un’evasione d’Iva, attraverso la
costituzione di società «cartiere», per 4 milioni di euro.