Caso Cucchi, i medici: omissioni e negligenze nelle cure, poteva salvarsi
ROMA (8
Non è morto per disidratazione. «Stefano Cucchi non è morto per disidratazione.
«C’è stata omissione e negligenza. Stefano Cucchi andava
Il quadro clinico. Stefano Cucchi non è morto disidratato ma
Sono due i provvedimenti aperti dall’Ordine dei Medici di Roma nei confronti di altrettanti medici
Marino: perizia conferma esito lavoro Commissione. «La perizia
Garante detenuti Lazio: scenario inquietante. «La conclusione
aprile) – «La vita di Cucchi si sarebbe potuta salvare. Se fosse stata
posta in essere un’idonea terapia si sarebbe potuto scongiurarne la
morte». Così Paolo Arbarello, direttore dell’istituto di Medicina
legale dell’università La Sapienza uno dei consulenti nominati dalla
Procura per far luce sulla morte di Stefano Cucchi morto il 22 ottobre
scorso nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini. «L’assistenza
-ha proseguito il medico legale- non è stata adeguata. Invece le
indicazioni del Fatebenefratelli e di Regina Coeli erano corrette».
La sera prima del decesso aveva assunto tre bicchieri d’acqua ed erano
stati fatti dei prelievi di urina da cui è emersa una corretta
funzionalità renale», ha aggiunto Arbarello. La commissione d’inchiesta
parlamentare sulla morte di Stefano Cucchi, guidata da Ignazio Marino,
aveva concluso che il ragazzo, morto all’ospedale Sandro Pertini dopo
essere stato arrestato e detenuto per detenzione di droga, era deceduto
per fame e sete.
trattato diversamente. In ospedale non è stata colta la gravità della
situazione e determinante per la morte è stata l’omissione di un piano
terapeutico adeguato». «Rimane il dubbio sul perchè sia stato avviato a
quel reparto: reparto di medicina protetta non era idoneo alla sua
condizione. Non sappiamo il perché sia stato ricoverato in quel reparto
e non in un altro».
«per le affezioni che aveva, per il suo quadro clinico: soffriva di
ipoglicemia, aveva disturbi epatopancreatici, elettrolitici e
bradicardia. In più era un soggetto cachettico, cioè un soggetto
terribilmente magro che ha deciso di non alimentarsi. Aveva disturbi
che complessivamente si aggravano se uno non viene adeguatamente
curato. Se fosse stato curato in modo adeguato non sarebbe morto»,
spiega Arbarello.
coinvolti nel caso di Stefano Cucchi. I fascicoli su quanto è avvenuto
all’ospedale Pertini, ha spiegato il presidente dell’Ordine di Roma
Mario Falconi, verranno analizzati da una commissione ristretta. Un
atto che all’ordine giudicano “dovuto”. «I medici saranno ascoltati»,
ha aggiunto Falconi spiegando che si stanno valutando le posizioni e
gli ordini di iscrizione di altri tre medici
dei consulenti della Procura conferma oggi, nella sostanza, l’esito
degli accertamenti disposti dalla Commissione d’Inchiesta sul Servizio
Sanitario Nazionale che presiedo. La salute- commenta il senatore del
Pd e Presidente della Commissione d’Inchiesta sul Servizio Sanitario
Nazionale Ignazio Marino- è un bene che deve essere assicurato a tutti
gli individui e nelle stesse modalità. È intollerabile che di fronte al
bene più prezioso che abbiamo ci siano cittadini di serie A e cittadini
di serie B. Non è pensabile che ci siano differenze di cure tra
detenuti e cittadini liberi, tra immigrati e chi ha invece la
cittadinanza.La dignità di una persona non cambia con la perdita della
libertà ».
dei periti secondo cui Stefano Cucchi poteva, con le cure adeguate,
essere salvato, creano sconcerto, rabbia e incredulità e confermano uno
scenario inquietante di omissioni e di responsabilità su cui, spero, la
magistratura faccia celermente luce». Lo dichiara in una nota il
Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni commentando le
conclusioni dei consulenti incaricati dai magistrati che si occupano
della vicenda del giovane romano deceduto nei mesi scorsi nella
struttura protetta dell’ospedale ‘Sandro Pertinì.