Caso mare inquinato: scontro Regione-Impresa
La Regione respinge le accuse sul mare
inquinato e lancia un ultimatum a Hydrogest, la società vincitrice
dell’appalto per la gestione dei depuratori. Il giorno dopo la rivolta
dei balneatori, l’assessore all’Ambiente Walter Ganapini passa al
contrattacco: «La trattativa con Hydrogest è durissima – dice – ma loro
devono mantenere gli impegni assunti per il project financing. Abbiamo
convinto due dei tre soci, però noi lavoriamo per ottenere
l’unanimità».
L’accordo prevede un impegno economico di 20 milioni di euro a
settembre e altri 130 milioni nel 2010. Fondi che dovrebbero servire
per migliorare gli impianti garantendo la pulizia delle acque. L’ombra
della rescissione del contratto, tuttavia, è sempre dietro l’angolo: a
Palazzo Santa Lucia ne sono consapevoli e infatti hanno previsto un
«tesoretto» in caso di rottura dei rapporti. «Anche in questa
circostanza – chiarisce Ganapini – loro dovrebbero garantire una
gestione per i sei mesi successivi o addirittura per un anno. Ma
abbiamo comunque accantonato un fondo di 30 milioni per ogni emergenza».
Alla conferenza stampa, in sala giunta, partecipano anche gli assessori
Gianfranco Nappi e Riccardo Marone, oltre ai vertici dell’Arpac e al
sindaco di Monte di Procida Francesco Iannuzzi che invoca «risposte
certe». Tutti negano che esista un’emergenza mare: secondo i dati
dell’Agenzia regionale per l’ambiente, su 398,93 chilometri di costa
campana ad oggi sono 81 i chilometri non balneabili, mentre al 31
dicembre 2008 erano 82,50.
«Rispetto alla situazione dello scorso anno – affermano il direttore
generale dell’Arpac Gennaro Volpicelli e il responsabile provinciale
Alfonso De Nardo – non ci sono variazioni. Fanno eccezione una parte
del litorale domitio-flegreo per effetto di sversamenti impropri che
vanno a incidere su una zona in cui era già vietato il bagno e l’area
di duecento metri antistante via Nazario Sauro, a Napoli». È stato
invece «avviato il monitoraggio – annunciano – all’ingresso e in uscita
degli undici depuratori della Campania per controllare in ogni momento
lo stato delle acque». Volpicelli e De Nardo difendono l’attendibilità
dei rilievi: «Si tratta di interventi compiuti sistematicamente nei 367
punti di prelievo concordati con il ministero dell’Ambiente. Sui 4.500
campioni prelevati ogni anno, nel 2002 ne risultavano inquinati 950,
mentre nel 2008 si è scesi a 400».
Quanto all’inquinamento prodotto dall’interruzione dell’attività del
depuratore di Cuma, «ormai non c’è più alcun pericolo. Soltanto sulla
spiaggia in asse con l’impianto abbiamo registrato un caso di
salmonella». E i vermi? «Sono esche» conferma Ganapini, mentre il
direttore della stazione zoologica Anton Dohrn Vincenzo Saggiomo
avverte: «La torbidità dell’acqua non significa inquinamento, ma è
legata ai cambiamenti climatici e in particolare alle temperature
sempre più elevate».
Non mancano, infine, le accuse al sottosegretario all’Economia Nicola
Cosentino: «Parlare di commissariamento per il litorale domitio-flegreo
è da irresponsabili – tuona Marone – I politici non devono alimentare
le paure bensì fornire risposte e mantenere il controllo. La psicosi di
queste settimane, totalmente infondata, sta mettendo a rischio migliaia
di posti di lavoro».