Cassazione: come scrivere un ricorso
In una lettera inviata da Giorgio Santacroce, primo presidente della Corte di cassazione, al presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, sono state indicate una serie di regole da rispettare per la stesura di un ricorso in Cassazione.
L’intervento di Santacroce è avvenuto nell’ambito del convegno “Una rinnovata collaborazione tra magistratura e avvocatura nel quadro europeo” organizzato dal consiglio Consultivo dei Giudici Europei del Consiglio d’Europa, dal Csm e dal Cnf.
Si tratta di un documento significativo poiché per la prima volta la Suprema Corte fornisce suggerimenti operativi sulla stesura dei ricorsi, compresi quelli tributari. E l’importanza di tali indicazioni è ancora maggiore soprattutto se si considera che quello dell’inammissibilità è stato di frequente un’ostacolo. Capita infatti che spesso il ricorso non sia considerato ammissibile per la modalità con cui viene presentato, in quanto non risponde ai canoni accettati dalla Cassazione.
Come sottolinea il Sole 24 Ore, l’autosufficienza resta la questione più spinosa. Infatti, per consentire al giudice di arrivare alla decisione solo leggendo il ricorso (senza dover ripercorrere gli atti dei gradi precedenti), dalla sentenza 5656/1986 sono state richieste indicazioni sempre più precise, pena l’inammissibilità del ricorso. E così spesso gli avvocati finivano per presentare ricorsi sempre più lunghi, che non facevano altro che appesantire il lavoro dei giudici.
Ecco dunque i suggerimenti della Corte, come sintetizzati dal Sole 24 Ore:
“Il numero di pagine. Nella lettera del primo presidente, esaminando anche il problema dell’autosufficienza, è stato ritenuto congruo un tetto di 20 pagine, raccomandato per la redazione di ricorsi, controricorsi e memorie. E nel caso in cui ciò non sia possibile, per l’eccezionale complessità della fattispecie, la raccomandazione potrà ritenersi ugualmente rispettata se l’atto sarà corredato da un riassunto di non più di due-tre pagine.
Il sommario introduttivo. È consigliabile, inoltre, che a ogni atto – di qualunque lunghezza – sia premesso un breve sommario che guidi la lettura.
La riduzione dei motivi. Infine, la «sinteticità» e la «chiarezza» richiesta non fanno altro che aumentare la «forza d’impatto» dell’impugnazione in quanto devono supportare efficacemente sia la «specificità» dei motivi di ricorso che la «persuasività» delle argomentazioni chiamate a sorreggerli. Ma per fare questo conviene concentrare e ridurre i motivi di ricorso, il cui numero spesso si rivela una «parcellizzazione» della questione che costituisce il cuore della censura, mediante una ripetizione di concetti che nuoce all’assetto complessivo del ragionamento”.