Cassazione: disse ‘sei cretino’ ad un collega, Consigliere multato e condannato per ingiuria al risarcimento danni
Non si può dare del “cretino” ad una
persona, sostenendo che si tratta di esercizio del diritto di critica
in un’confronto politico e pretendere quindi che un linguaggio fatto di
ingiurie reciproche non abbia rilevanza penale. Lo ribadisce la
Cassazione nel confermare la condanna per ingiuria ad un consigliere
comunale della provincia di Taormina che durante una seduta consigliare
aveva detto ad un altro «ti stai comportando da cretino». Il consigliere
siciliano infatti era stato, nel 2008, condannato dal tribunale di
Messina a 300 euro di multa e al risarcimento danni alla parte civile.
Nel ricorso in Cassazione, il politico si era difeso sostenendo che
l’espressione “cretino” rientrava nel «linguaggio polemico in uso ai
partecipanti alla competizione politica» che stavano quindi esercitando
un diritto di “critica politica”. La quinta Sezione Penale della
Cassazione, però non ha accolto il ricorso dell’uomo.
Spiegano infatti i giudici nella sentenza n.31096: «la tesi
sull’esistenza nella nostra democrazia di una superiore area (il
confronto politico) in cui si sarebbe sedimentata – grazie ad un
lessico fatto di ingiurie reciproche – una sorta di desensibilizzazione
ai termini offensivi che perderebbero così rilevanza penale» si collega
ad una «concezione degradante della gestione dei pubblici poteri in cui
i rappresentanti della democrazia potrebbero esprimere le proprie
opinioni con strumenti vietati dalla legge, invocando un trattamento di
favore» che è «un’inammissibile diseguaglianza dinanzi alla legge».