Cassazione, multa confermata a Vespa: «Maggior rigore nei talk show»
La Corte di Cassazione ha respinto l’appello di Bruno Vespa contro una condanna per diffamazione oroginata da una puntata di Porta a Porta
dedicata all’omicidio della contessa Alberica Filo Della Torre. Il
giornalista è stato condannato a una multa di mille euro e al
risarcimento dei danni ai familiari, per «non avere impedito» che nel
corso della trasmissione andasse in onda un servizio (per il quale è
stata condannata anche l’autrice) in cui «la morte della nobildonna era
stata gratuitamente accostata ad una serie di ipotesi oggettivamente
diffamatorie, in un contesto oscuro e inquietante di servizi segreti
con conseguenziale pregiudizio per l’onore e la reputazione dei
familiari».
La V Sezione penale della Cassazione,
nella sentenza 45051, ha colto l’occasione per invitare ad un «maggior
rigore» da parte dei talk show che rivisitano processi in tv. I giudici
criticano quel «singolare fenomeno mediatico che tende a offrire una
realtà immaginifica o virtuale, capace, non di meno, per forza di
persuasione, di sovrapporsi, ove acriticamente recepita dagli utenti, a
quella sostanziale o, quanto meno, a collocarsi in un ambito in cui i
confini tra immaginario e reale diventano sempre più labili e non
facilmente distinguibili». Piazza Cavour rileva come «secondo un fatto
di costume oggi invalso e comunemente accettato» sia «consentito pure
rivisitare nei talk show televisivi gravi fatti delittuosi oggetto di
indagini e persino di processo, nella ricerca di una verità mediatica
in parallelo a quella sostanziale o a quella processuale».
Iniziative che «riscuotono a quanto pare apprezzabili indici di
gradimento nell’utenza» ma che comunque «sembrano inserirsi in un
singolare fenomeno mediatico che tende a offrire una realtà virtuale».
Ebbene, avvertono i giudici «non è consentito neppure in chiave
retrospettiva riferire di ipotesi investigative o di meri sospetti
degli inquirenti (veri o presunti che siano) senza precisare, al tempo
stesso, che quelle ipotesi o sospetti sono rimasti privi di riscontro».
Un avvertimento che gli ermellini rimarcano perché «le ipotesi degli
investigatori che non abbiano trovato conforto nelle indagini sono il
nulla assoluto».