Cassazione: "No al rimborso spese legali ai politici inquisiti anche se assolti"
Respinto il ricorso di sei ex amministratoti di un comune dell’astigiano. La Suprema corte: gli amministratori pubblici non sono dipendenti ma sono eletti dai cittadini ai quali rispondono del loro operato
I politici locali che finiscono sotto inchiesta in relazione all’esercizio delle funzioni di pubblici amministratori non hanno diritto ad ottenere dal Comune il rimborso delle spese legali nemmeno se alla fine vengono assolti. Lo ha stabilito la Cassazione (I sezione civile, sentenza 12645) che sottolinea come “gli amministratori pubblici non sono dipendenti dell’ente ma sono eletti dai cittadini ai quali rispondono del loro operato”.
La Suprema Corte ha così respinto il ricorso di sei ex amministratori del Comune astigiano di Montegrosso che chiedevano di essere rimborsati dal Comune per il quale avevano lavorato dal 1985 al 1993 in relazione alle spese legali sostenute per la propria difesa in sede penale per reati che erano stati a loro contestati in relazione alla loro funzione di pubblici amministratori, dai quali erano stati poi assolti.
In I grado il Tribunale di Asti condannava il Comune a rifondere gli ex amministratori per le spese legali sostenute. Decisione ribaltata dalla Corte d’Appello di Torino nel settembre 2004. Inutile il ricorso degli ex amministratori in Cassazione.
Piazza Cavour ha respinto i rilievi della difesa, rilevando che non si tratta di un vuoto legislativo ma di una scelta del legislatore pagata sulla “diversità” tra i politici locali eletti come amministratori pubblici e i pubblici dipendenti. I primi sono eletti dai cittadini e a loro rispondono del loro operato mentre i dipendenti sono direttamente collegati all’Ente che, quindi, si fa carico delle spese per la loro difesa.