Cassazione: no, al saluto fascista negli stadi, incita alla violenza. Condannato ultras
Saluto romano vietato fuori e dentro allo
stadio. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, condannando uno dei
capi ultras del Verona che, nel 2001, aveva dato vita ad un corteo con
altri tifosi inscenando il saluto fascista. E la Corte ha confermato la
sua condanna proprio in base alla legge Mancino che punisce
l’incitamento alla violenza per motivi razziali e religiosi. Il saluto
fascista, per la Corte è ben lungi dall’essere interpretato come un
«saluto scherzoso» e costituisce, invece, «una manifestazione esteriore
che rimanda, per comune nozione storica, all’ideologia fascista, e
quindi ad una ideologia politica sicuramente non portatrice dei valori
paritari e di non violenza ma, al contrario, fortemente discriminante
ed intollerante».
Il capo ultras del Verona, il 9 dicembre 2001, era andato in trasferta
allo stadio “Friuli” di Udine per vedere la partita Udinese-Hellas
Verona. Volendo entrare allo stadio senza biglietto lui e un gruppo di
altri ultras avevano dato vita ad un corteo con tanto di saluto
fascista e ne erano scaturiti tafferugli.
Da qui la condanna inflitta a Luca S. dalla Corte d’Appello di Trieste nel maggio 2008.
Inutilmente l’uomo, di 30 anni, ha tentato la difesa in Cassazione
sostenendo che la condanna era eccessiva visto che il “saluto romano”
era soltanto un «saluto scherzoso». Piazza Cavour ha respinto il
ricorso e, intimando il divieto per questo gesto, ha evidenziato come
esso riporti «ad un regime totalitario che ha emanato, fra l’altro,
leggi di discriminazione di cittadini per motivi razziali».