Cassazione: ragazzi in motorino senza casco? La colpa è dei genitori
I ragazzi che in motorino non mettono il
casco è perché non sano stati bene educati dai loro genitori, quindi,
in caso di incidente, per la Cassazione sono mamma e papà a dover
pagare i danni. Applicando questo principio, al terza Sezione civile
(sentenza 9556) ha respinto il ricorso di Salvatore e Anna N., genitori
di un ragazzo di Potenza che, nell’agosto del ’90, quando ancora non
aveva compiuto i 18 anni, alla guida del proprio ciclomotore senza
indossare il casco su una strada provinciale ad Avigliano, si scontrava
con la vespa sulla quale c’era Rocco M., un giovane che moriva alcuni
giorni dopo l’incidente.
Riconosciuta la responsabilità di
Vito N. per il 70%, la Corte d’Appello di Potenza, nel marzo 2005,
condannava i suoi genitori a risarcire i famigliari di Rocco per i
danni morali patiti, oltre alle spese sostenute dai genitori del
ragazzo deceduto per l’incidente, imponendo loro anche di pagare al 50%
le spese processuali.
Una decisione condivisa in pieno da
piazza Cavour che, nel respingere il ricorso di Salvatore e Anna N., ha
evidenziato come «lo stato di immaturità, il temperamento e la cattiva
educazione del minore possono desumersi anche dalle modalità del fatto
ed è pacifico che il figlio non indossava il casco». Scrivono infatti i
supremi giudici che in base all’articolo 2048 C.c. i genitori di un
minorenne hanno «doveri di natura inderogabile finalizzati a correggere
comportamenti non corretti e, quindi, meritevoli di costante opera
educativa, onde realizzare una personalità equilibrata, consapevole
della relazionalità della propria esistenza e della protezione della
propria ed altrui persona da ogni accadimento consapevolmente
illecito».
Ora, dice la Cassazione, data «una certa
dimestichezza con i veicoli» che Vito N. aveva nonostante fosse
minorenne, è evidente che il fatto che non indossasse il casco fosse da
attribuirsi alla «cattiva educazione» impartita dai genitori. Poco
importa, come hanno tentato di difendersi loro, se il ragazzo avesse
avuto due esperienze lavorative. Questo, dice piazza Cavour, «non è
sufficiente a fornire la prova liberatoria della presunzione della
culpa in educando». Insomma, conclude la Suprema Corte, il fatto che il
ragazzo non avesse il casco dimostra che non «era stata impartita al
figlio un’educazione normalmente sufficiente ad impostare una corretta
vita di relazione in rapporto al suo ambiente, alle sue abitudini, alla
sua personalità».