Cassazione: se il capo è aggressivo deve risarcire i dipendenti!
Un dirigente di un ufficio giudiziario ligure è stato condannato
dalla Cassazione a risarcire una sua dipendente. L’uomo aveva
provocato, con il suo comportamento aggressivo e prevaricatore, stati
ansiosi e depressivi. Ad avviso dei giudici non c’è dubbio che si
tratti di mobbing. Il dirigente è colpevole di non aver frenato le sue
intemperanze che ogni “uomo medio, dotato di comuni poteri percettivi e
valutativi” deve fare.
I giudici, per prescrizione, hanno però
cancellato la condanna a 20 giorni di reclusione per lesioni colpose.
Il dirigente, a cui è stato contestato di aver offeso l’onore e il
decoro dell’impiegata, era solito offenderla con frasi tipo “lei è una
falsa, non finisce qui, gliela farò pagare, è una irresponsabile”.
Durante
il processo i colleghi di lavoro avevano testimoniato che il dirigente
aveva un “atteggiamento quotidiano violento, aggressivo, alimentato da
intemperanze, gesti di violenza e prevaricazione”.
Questi
comportamenti avevano provocato nella donna “uno stato ansioso
depressivo, con tachicardia in stress emotivo, malattia che imponeva ai
medici di prescriverle prima, nel marzo ’99, sette giorni di cura e
riposo e poi nell’aprile del ’99, altri 15 giorni di riposo e cura”.
Il
capo, secondo la Cassazione, aveva tenuto una “condotta imprudente” e
aveva provocato, come ben avrebbe potuto immaginare, “effetti quale
quelli sopportati dalla parte offesa”.