Cedibile il credito verso la Pa per chi è «fedele col Fisco»
L’impresa che vanta un credito nei confronti di una pubblica
amministrazione può cederlo a terzi solo se la sua fedeltà nei
confronti del fisco è priva di macchie. Il chiarimento arriva dalla
ragioneria generale dello stato, che nella circolare 29/2009 torna
sulle modalità applicative del filtro fiscale, cioè la verifica che gli uffici pubblici devono chiedere a Equitalia sulla situazione dei debitori a cui stanno per pagare un assegno superiore a 10mila euro.
A rendere attuale il tema della cessione del credito sono in particolare le norme anticrisi,
che per attenuare l’impatto dei debiti cronici della Pa sulla liquidità
delle imprese fornitrici hanno spinto l’acceleratore proprio sugli
strumenti di cessione dei passivi. Nella circolare la Ragioneria impone
una doppia verifica in tempi certi, e soprattutto rende il monitoraggio
una tappa preventiva e obbligatoria prima di dare il via libera alla
cessione. Il pagamento, infatti, può avvenire anche molto tempo dopo
che il credito è stato ceduto, e l’attivazione del filtro solo al
momento di far partire l’assegno rende troppo incerte le sorti
dell’Erario. La nuova procedura disegnata dalla circolare si sdoppia
quindi in due tempi. Una prima verifica, che mette nel mirino il
cedente, va attivata quando il primo creditore notifica l’intenzione di
«girare» il passivo a un altro titolare; il secondo controllo si
concentrerà invece sul cessionario, e scatterà al momento del
pagamento. La doppia verifica, puntualizza la Ragioneria, serve
ovviamente a tutelare l’erario ma nasce anche per far funzionare al
meglio i nuovi strumenti anti-crisi: senza il via libera preventivo,
infatti, il pagamento effettivo rimarrebbe incerto fino alla verifica
finale, e il cessionario farebbe pagare il rischio all’impresa che gira
il passivo rendendo più costosa l’operazione.