Censis: onda consumistica in esaurimento. Crisi d’autorità per padri, insegnanti e preti
E’ come se “la crisi avesse operato da detonatore della stanchezza del principale meccanismo di mutazione antropologica della nostra societa’”, si legge nella ricerca. E di questa stanchezza siamo tutti consapevoli. Oltre il 57% degli italiani – nota il Censis – ha la sensazione che al di là dei problemi di reddito, c’è un desiderio meno intenso di consumare, ma il 32% lo afferma pur precisando che di tanto in tanto si riaccende il desiderio per nuovi beni e servizi. Inoltre, c’è anche “la percezione dello spreco o meglio dell’eccesso di abbondanza: oltre il 51% degli italiani ritiene che ci sono settori in cui l’intervistato, individualmente o anche in famiglia, potrebbe consumare di meno”, sottolinea lo studio.
Censis denuncia inoltre la crisi di autorità per padri, insegnanti e sacerdoti. Le figure che tradizionalmente definiscono leggi, limiti e regole nei vari contesti sociali hanno subito un forte logoramento. In una sua indagine, l’istituto sottolinea come il 39% degli italiani pensa che il padre non rappresenti più l’autorità: in poche parole la figura paterna è lentamente ‘evaporata’. Solo il 17% ha un giudizio opposto. Il 55% dei padri dedica 1 ora e 24 minuti al giorno di media ai figli (nel 1989 il 42% ne dedicava 1 ora e 9 minuti): la gran parte del tempo – il 44% – è impiegato per giocare. Il padre, dunque, è più presente in famiglia, ma con un ruolo diverso: una sorta di fratello maggiore che gioca con i bambini.
L’altra istituzione finita sotto la lente d’ingrandimento del Censis è la scuola, e gli insegnanti in particolare. La loro perdita di prestigio e riconoscimento sociale non è una novità – sottolinea l’istituto – e ne sono convinti 7 insegnanti su 10. Nelle scuole di ogni ordine la percentuale di docenti che non rifarebbe la stessa scelta professionale è superiore a un terzo. Tra i motivi c’è “l’impossibilità di realizzare obiettivi primari della scuola che per più dell’82% degli insegnanti consiste nell’educazione ai valori e alle regole della convivenza civile”. Il rapporto con gli alunni è il vero punto critico perché se da un lato il giudizio degli insegnanti sugli studenti è negativo, dall’altro è proprio dalla relazionalità che traggono lo stimolo per andare avanti. Ben il 90% dei neoassunti intervistati – sottolinea la ricerca – vede infatti nei rapporti interpersonali una fonte di soddisfazione.
Un’altra vittima del soggettivismo che caratterizza la nostra società, ormai secolarizzata e composta da individui emancipati, è il sacerdote. Oggi “la libertà di essere se stessi sempre e comunque ha generato anche la sua componente più ambigua, quella di potere giudicare tutto sulla base di criteri personali”, osserva il Censis. Da qui dunque, la crisi del sacerdote come autorità morale capace di orientare le scelte dei singoli. Tra le conseguenze della secolarizzazione della società c’è indubbiamente il declino della religiosità.