Centrale elettrica, ecco il nuovo progetto
Una centrale riconvertita, con il consumo elettrico di Capri
soddisfatto dall’energia rinnovabile al posto delle fonti fossili.
L’annuncio della Sippic dopo un’estate rovente – due blackout legati ad
altrettanti incendi, un’inchiesta ancora in corso, le proteste dei
residenti contro l’inquinamento – disegna un futuro impianto rispettoso
dell’ambiente e dissipa ogni dubbio sulla possibile partecipazione con
Terna, ipotesi accolta positivamente. Energia «verde», questo è
lampante. Meno chiari i tempi e l’entità dell’investimento: ancora da
avviare l’iter delle autorizzazioni, dopo l’ok trascorreranno altri 24
mesi per la realizzazione, mentre il costo sarebbe di 15 milioni,
finanziati al settanta per cento da Stato e Regione. Il tutto mentre
attorno alla Sippic non si placa la tempesta: oggi la manifestazione
anticentrale a Capri, in concomitanza con il summit di Confindustria;
il 6 novembre la richiesta del sindaco di Capri al ministero di
revocare la concessione alla Sippic; la perizia sulla centrale,
disposta dalla Procura di Napoli, che di qui a breve potrebbe portare
ad esiti inattesi. «I capresi che vogliono far chiudere la centrale,
cosa a cui ci opporremo con ogni mezzo legittimo, non si rendono conto
di che catastrofe sarebbe sul piano dell’occupazione – spiega il
general manager della Sippic Aldo Licata (nella foto a sinistra) – Gli
addetti alla centrale sono 76. L’indotto occupa almeno altre 120 unità:
in pratica l’impianto assicura l’impiego all’8 per cento delle famiglie
capresi». L’intervento prevede la parziale sostituzione dei gruppi a
gasolio Btz – basso tenore di zolfo – con altri alimentati ad olio
vegetale (girasole, jatropha, soia, colza). Le unità passeranno da 18 a
7, si ricaverà energia termica che verrà utilizzata per il
teleriscaldamento (cominciando dagli alberghi): grazie a questa
soluzione le perdite del sistema di generazione di corrente saranno
ridotte al 14 per cento (oggi sono al 62 per cento). Saranno abbattute
le emissioni acustiche, con tecniche di insonorizzazione localizzate
sui singoli motori o nei locali che li contengono. Tra gli interventi
complementari, l’introduzione di colonnine fotovoltaiche per ricaricare
i motorini elettrici. «Non sapevo neanche della manifestazione di Capri
contro la centrale». Licata prova a frenare le polemiche, poi precisa:
«L’area dove si trova la centrale è stata destinata alle industrie dal
piano regolatore. Noi ci siamo da cinquant’anni, allora non esistevano
né erano previsti insediamenti abitativi. Chi ha costruito è venuto
dopo. Dovremmo andare via noi?». A chi accusa l’impianto di avvelenare
l’aria di Capri, il general manager risponde mostrando i dati dei
prelievi Arpac relativi al 2008 (quelli di quest’anno non sono stati
ancora forniti all’azienda, spiega), che dimostrano come le emissioni
nocive rientrino nella norma. Inoltre c’è il parere medico del
professor Bruno Grieco sui dipendenti: nessuna malattia legata a
emissioni o rumori, solo alcuni casi di reumatismi. Infine Licata
spiega: «La prospettiva dell’arrivo del cavo sottomarino di Terna
rappresenta un’occasione. Legarsi al gestore nazionale, oltre che
salvaguardare i residenti in caso di blocco, ci fa diventare possibili
fornitori di energia, in quanto produttori: l’unica condizione è
proprio la riconversione all’uso di combustibili rinnovabili».