Cgia, tassi a breve fra più cari in Ue quelli a lungo fra i più convenienti
Per le imprese italiane è caro-tassi sui prestiti a breve termine. E’
quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre secondo il quale sono
tra i più cari d’Europa. Al contrario quelli a lungo termine sono più
vantaggiosi rispetto ad altri Paesi.
Giuseppe
Bortolussi, segretario degli artigiani e dei piccoli imprenditori della
Cgia di Mestre, sottolinea che “seppur in calo, i tassi di interesse a
breve termine applicati alle aziende italiane sono i più alti tra i
principali Paesi dell’area dell’Euro”. Il dato emerge dalla periodica
elaborazione realizzata dall’Ufficio Studi dell’associazione sul
rapporto tra banche ed imprese in Europa, nello specifico da gennaio a
luglio.
Il risultato,
secondo la Cgia, non lascia dubbi: i tassi applicati in Italia a luglio
di quest’anno per prestiti inferiori ad un anno toccano il 4,06%,
contro il 3,92% della Germania, il 3,72% della Spagna, il 3,11%
dell’Olanda e il 3,05% della Francia. La media dei Paesi dell’area
dell’euro ha toccato il 3,72%. “E’ vero – prosegue Bortolussi – che in
Italia la contrazione dei tassi a breve avvenuta tra gennaio e luglio
di quest’anno, pari all’1,62%, è stata la più elevata tra i Paesi presi
in esame. Ciò non toglie, però, che lo spread era e rimane,
chiaramente, il più alto tra i Paesi leader dell’Ue”.
Per contro,
invece, i tassi a lungo termine superiori ai 5 anni vedono le banche
italiane come le più virtuose in assoluto. In Italia i tassi applicati
erano due mesi fa del 3,21% contro una media Ue dei 16 del 3,82%. In
Germania le banche applicavano il 4,18%, in Francia il 4,09%, in Olanda
il 3,87% e in Spagna il 3,78%.
“Questa situazione
penalizza soprattutto le piccolissime imprese. Infatti – conclude
Bortolussi – chi ricorre ai prestiti a breve termine sono in particolar
modo le micro-imprese che devono far fronte costantemente ad esigenze
di liquidità, come l’anticipo delle fatture o lo scoperto di conto
corrente. Per questo chiediamo al sistema bancario italiano di fare un
ulteriore sforzo di riduzione del costo del denaro per sostenere in
maniera più decisa le piccole realtà produttive. Vale a dire l’asse
portante dell’economia del nostro Paese”.