Che fanno gli amici sul web? Google lancia il “social search”
SI CHIAMA Social Search l’ultima trovata di Google per restare al passo
coi tempi in fatto di motori di ricerca. È un servizio per ora
sperimentale e solo in lingua inglese, a cui chiunque può aderire. Dopo
averlo attivato da un’apposita pagina, tra i risultati delle ricerche comparirà una sezione speciale, intitolata Results from people in your social circle.
Cioè risultati che vengono dalle persone nella tua sfera sociale.
Significa che se per esempio le parole “PD” e “primarie” sul motore di
ricerca, nei risultati social search appariranno pagine, commenti, foto
e video creati dai nostri amici e contatti sulle primarie del PD.
Come fa Google a sapere quali sono i nostri amici? Glielo dobbiamo dire noi, aggiornando il nostro Google Profile.
Possiamo dirgli su quali social network abbiamo un account e Google
prenderà da qui la lista degli amici. Userà inoltre, nella Social
Search, i nostri contatti Gmail e blog preferiti (che indichiamo nel
Google Reader).
La Social Search è ben altra cosa dalla Real Time Search, su cui pure Google e Bing si sono mosse di recente all’unisono.
La ricerca sul web in tempo reale avviene all’interno dei social
network, sulle pagine pubbliche di qualsiasi utente. La Social Search,
invece, da una parte non riguarda solo i social network; dall’altra si
limita ai contenuti creati da persone “vicine” all’utente che fa la
ricerca.
Google prova così a mettere una toppa alla sua lacuna principale: i
concorrenti erano già più avanti sulla social search, come mostra una
tabella di Read Write Web.
Questo ritardo di Google e la sua urgenza di superarlo è emerso anche
al recente Web 2.0 Summit di S. Francisco. L’idea è che il web è ormai
sempre più connotato da relazioni tra gli utenti. I motori cominciano
quindi a utilizzarle come strumento per filtrare il mare magnum di
internet e offrire risultati più interessanti per l’utente che fa la
ricerca. Non bastano più i freddi e scientifici algoritmi che
scandagliano il web per aiutare l’utente a trovare quello che cerca.
I motori così, per essere più utili,
si personalizzano e umanizzano i propri ingranaggi inglobando le
relazioni sociali degli utenti. È la forza del web 2.0 che investe una
tecnologia appartenente alla prima fase del boom di internet: i motori
di ricerca. L’incognita è se questa rivoluzione cambierà o no i
rapporti di forza tra i motori, dove ora, com’è noto, Google domina di
gran lunga. È per questo motivo che il colosso di Mountain View, per
interpretare i nuovi umori sul web, ora si affretta a recuperare i
ritardi sul versante del social search.
Sarebbe paradossale, del resto, che il
colosso del web si faccia superare in casa mentre prova a espandersi su
nuove frontiere. La sua guerra di conquista lo sta portando sempre più
nel mercato della telefonia, infatti. Con Google Voice,
per esempio; oppure, con Android (sistema operativo per cellulari,
ebook reader, pc e altri strumenti). È notizia di oggi anche che Google
sarebbe interessato a partecipare all’asta di frequenze per servizi
banda larga wireless in India. Un simile interesse l’aveva già
dimostrato per le frequenze statunitensi.