Chiaiano, indagini sui lavori in discarica: sospetta l’opera di «Messa in sicurezza»
Discarica di Chiaiano: c’è il sospetto di un ampliamento illegale, indagano i carabinieri del Noe. Tutto è nato da un esposto dei comitati, insospettiti per il viavai di camion dall’impianto. Sì, perché ufficialmente era prossimo all’esaurimento e dunque alla chiusura già nella primavera scorsa, ma i flussi di rifiuti in arrivo non si fermano. Anzi, sembrano intensificarsi. E poiché nella discarica sono in corso lavori — ufficialmente, per la «messa in sicurezza» del sito — c’è il sospetto che in realtà si tratti di ampliamenti, non autorizzati, e dunque illegali. Il sospetto dei comitati è considerato fondato dai carabinieri, che dopo un’osservazione preliminare in questi giorni hanno avviato un accurato conteggio delle tonnellate di rifiuti che arrivano a Chiaiano. Al termine delle verifiche invieranno un’informativa ai pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Lucia Esposito, titolari del fascicolo sulla Sapna, la società della Provincia che gestisce la discarica; potrebbe essere disposta una perquisizione dell’invaso.
L’ipotesi investigativa è che, per aggirare la legge, anziché chiedere alla Regione l’autorizzazione ad ampliare il sito — un’autorizzazione che sarebbe stato problematico concedere — a Palazzo Santa Lucia sia stata inviata solo la comunicazione di «messa in sicurezza» — per altro già prescritta — per giustificare l’andirivieni dei mezzi e degli operai impegnati nei lavori. L’inchiesta sulla discarica potrebbe dunque arricchirsi di un nuovo filone. Presto potrebbe essere sentito in proposito il direttore della Sapna, l’ingegner Giovanni Perillo. Risale allo scorso maggio il sequestro di una parte dell’impianto per consentire verifiche e carotaggi. L’ipotesi dei pm è che la cava sia stata costruita con materiali scadenti da aziende vicine ai clan Mallardo e Zagaria. In occasione del sequestro un nuovo avviso di garanzia venne notificato alle dieci persone che avevano avuto un ruolo nell’allestimento della discarica e che erano già indagate; sotto accusa, in particolare, due società, sospettate di contatti stretti con la criminalità organizzata del Giuglianese e del Casertano.
Il reato ipotizzato dai pm è associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture, al traffico illecito di rifiuti e allo smaltimento non autorizzato di rifiuti; ai dieci viene anche contestata l’aggravante di aver agito per agevolare clan camorristici. Gli indagati sono cinque componenti della famiglia Carandente-Tartaglia, che controlla la Edilcar; Vitale Diener, direttore tecnico Ibi; Paolo Viparelli, direttore tecnico Ibi e responsabile della discarica di Chiaiano; Gregorio Chimenz, preposto Edilcar per la discarica di Chiaiano; Pasquale Apicella e Antonio Granozio, fornitori di argilla. L’inchiesta si basa in particolare sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, ex imprenditore del settore dei rifiuti organico al clan dei casalesi. Gli uomini del maggiore Giovanni Caturano perquisirono anche alcuni laboratori di analisi nelle province di Napoli e Salerno che avevano fatto verifiche sul fondo della discarica prima che vi fosse sparsa l’argilla.
L’ipotesi di un allargamento illegale dell’impianto, alla quale stanno lavorando ora i carabinieri, preoccupa moltissimo gli abitanti del quartiere, che si battono da anni per la chiusura del sito. Se i sospetti fossero confermati si aprirebbe uno scenario estremamente preoccupante e, c’è da scommetterci, a Chiaiano tornerebbe la tensione.