“Chiudo per abbandono dello Stato”: la storia di Fortuna Tondi
Fortuna Tondi è una commerciante di Caivano. Lavora da trent’anni in un piccolo market con banco macelleria a gestione familiare, attività che adesso è costretta a chiudere. A metterla in ginocchio sono state le ben dieci rapine subite dal 2000 ad oggi. Sì, la commerciante più rapinata d’Italia.
Trovatasi in grave disagio economico, a causa della malavita che le ha sottratto beni per un valore superiore ai centomila euro, Fortuna non è più riuscita a pagare in maniera completa le tasse dovute allo Stato e così Equitalia (l’Agenzia addetta alla riscossione dei tributi) ha emesso delle cartelle esattoriali a carico suo e del marito con interessi stratosferici. Ben presto si è ritrovata casa e negozio ipotecati e non le è rimasta altra scelta che ricorrere ad un mutuo bancario per cercare di pagare quanto dovuto. Tutto questo non è bastato ed oggi la sua attività abbassa definitivamente la saracinesca e Fortuna raggiungerà, insieme al marito, i suoi figli già “scappati” al Nord, dopo aver subito troppe aggressioni all’interno del negozio di famiglia (durante una rapina a mano armata la figlia era addirittura incinta di sette mesi). Una sconfitta non certo per Fortuna, ma per uno Stato distratto e per tutta la società civile.
Dieci rapine in cui i malviventi hanno sempre agito indisturbati, mai un controllo in zona, mai una videocamera di sorveglianza funzionante e veramente deterrente. Nessuna azione seria per sgominare le bande di malfattori e garantire tranquillità agli esercenti. Nemmeno le decine di lettere inviate a tutte alte cariche dello Stato hanno mai avuto una risposta. La storia ce la racconta la stessa Fortuna, con molta amarezza, ma anche con un indomabile coraggio:
Quando ha aperto la sua attività?
L’ho aperta il 21 settembre del 1978.
Quando sono iniziati i furti e le aggressioni e quante sono state in totale?
I furti sono iniziati nel 2000 e si sono susseguiti fino al 2010, tutti sono avvenuti con aggressioni.
Ci racconta del problema che ha avuto con Equitalia?
Sono iniziati a causa delle troppe rapine subite, ad un certo punto non avevo più nemmeno i soldi per pagare le tasse quindi rinviavo i pagamenti, sperando di poteri presto fare fronte. Dopo anni la cifra è salita di 8 volte rispetto al valore iniziale, a questo punto Equitalia mi ipotecò tutto. Ho stipulato un mutuo per pagare, ma riuscivo a coprire solo le spese per la cartella emessa a mio nome, ancora oggi ho una cartella da pagare a carico di mio marito, che è socio della nostra attività, il tutto sempre con interessi da usura. In più ci sono le tasse che sono poi le tasse successive alle cartelle.
Ha inviato anche una lettera ai rappresentanti del governo per far presente la sua situazione, come hanno reagito?
Ho scritto non una, ma tantissime lettere… risposte? Mi vergogno persino a dirlo, ma nessuno dei destinatari ha risposto alle centinaia di lettere inviate. Forse le leggeranno quando spedirò loro anche le nostre tessere elettorali.
Qual è la sua situazione attuale (e quella del suo negozio) e come vede il futuro della sua famiglia e della sua attività? Ci crede ancora nello Stato e nella speranza della legalità?
La situazione attuale è davvero negativa, lo Stato se n’è fregato delle nostre difficoltà, così come tutti i politicanti della Regione e della Provincia. Siamo molto delusi da questo totale abbandono delle istituzioni. La verità è che il futuro lo vedo nero. Alla mia famiglia è stato negato qualsiasi futuro qui a Caivano, per questo ce ne andiamo da Napoli, con rammarico, ma di corsa. Credere ancora nello Stato? No, sono delusa e indignata. Non credo più nella legalità, non esiste legalità, è inutile prenderci in giro. Ho chiuso la mia attività dopo tanti anni di sacrifici. Ce ne andiamo al nord, ma me ne vado a testa alta: chi la deve abbassare è questo Stato che non aiuta e protegge i cittadini onesti, contribuendo alla loro disfatta. Loro hanno perso, non io.