Choc da prezzi petrolio: allarme Confindustria e Bce
In Italia ”si osservano segnali piu’ decisi di accelerazione” della ripresa economica, ”anche se rimane ampio il divario di crescita con le altre nazioni”. Ma, indica Confindustria, in questo scenario ”si sono inseriti nuovi fattori di rischio”. Come ”lo shock rappresentato dal rincaro delle materie prime ed in particolare del petrolio” che ”rischia di rallentare sensibilmente la ripresa nei paesi avanzati”.
Un prezzo a 115 dollari al barile ”puo’ comportare un minor livello del Pil italiano di circa lo 0,7% in due anni a parita’ di altre condizioni”. Lo ha spiegato il direttore generale di Viale dell’Astronomia, Giampaolo Galli, in una audizione alla Camera.
Il rincaro delle materie prime può avere effetti recessivi che, avverte Confindustria, “possono essere aggravati dai rialzi dei tassi di interesse annunciati dalle autorità monetarie e dal conseguente apprezzamento del cambio dell’euro”. Mentre il piano presentato dal Governo all’Europa, nel contesto degli obiettivi 2020 e del percorso di uscita dalla crisi, “nella sua versione provvisoria” appare “scarsamente ambizioso, specie alla luce del ritardo accumulato nell’ultimo decennio dall’Italia”. In Italia serve, in un contesto europeo, “una riflessione seria e condivisa sulle strozzature che ostacolano la crescita del nostro Paese e sulle politiche che possono e devono essere messe in campo per tornare ad essere competitivi in Europa e nel mondo”, sottolinea il dg di Confindustria, in una audizione alla Commissione Bilancio della Camera sul piano nazionale di riforma che, comunicato lo scorso novembre dal Governo all’Unione Europea, verrà presentato ad aprile con il testo definitivo. Lo scenario della crisi illustrato ai parlamentari da Giampaolo Galli indica una ripresa globale che ad inizio 2011 “ha dato nuovi e ancor più convincenti segni di rafforzamento e diffusione, con il coinvolgimento delle principali economie avanzate, a cominciare da Stati Uniti e Germania”. In questo contesto “anche in Italia si osservano segnali più decisi di accelerazione, soprattutto dell’industria manifatturiera, con una significativa riduzione della cassa integrazione, anche se rimane ampio il divario di crescita con le altre nazioni, divario esistente prima della crisi e che si é confermato da quando a metà 2009 la ripresa globale è cominciata”. E’ uno scenario oggi “favorevole” nel quale “si sono inseriti nuovi fattori di rischio che si sono aggiunti a quelli più volte indicati” da Confindustria: tra i quali, ricorda Galli, l’alta disoccupazione soprattutto giovanile, le difficoltà di accesso al credito, la crisi dei debiti sovrani e l’aumento dei debiti pubblici, difficoltà nel settore immobiliare, gli squilibri commerciali a livello globale. Oggi si aggiunge “lo shock” dell’aumento delle materie prime. Ed in particolare del petrolio che, “dovuto in parte a ragioni geopolitiche”, rischia di frenare la ripresa.
Le nuove stime economiche formulate dagli esperti della Bce indicano una media dei prezzi del petrolio di qualità ‘Brent’ di 101,3 dollari al barile nel 2011 e di 102,4 dollari nel 2012.
BCE: NUOVE STIME UE-17, PIL 2011 +1,7%, PREZZI +2,3% – Gli economisti della Banca centrale europea rivedono al rialzo le stime d’inflazione nell’area euro. Lo conferma il bollettino mensile dell’Eurotower. Le nuove ‘staff projections’ indicano un tasso medio d’inflazione del 2,3% per il 2011 (in deciso rialzo dall’1,8% delle proiezioni di dicembre) e dell’1,7% per il 2012. Le nuove stime indicano inoltre una crescita media nell’area euro dell’1,7% quest’anno (da 1,4% di dicembre) e dell’1,8% in prossimo.
BCE: TASSI “MOLTO ACCOMODANTI”, FORTE VIGILANZA – La politica monetaria della Banca centrale europea è “molto accomodante” e occorre “forte vigilanza”. Lo scrive la Bce nel suo bollettino mensile, nel quale per la prima volta da anni i tassi non vengono più definiti “adeguati”.
BCE: ITALIA, DEFICIT/PIL AL 4,6% NEL 2010 – Il rapporto deficit-Pil registrato dall’Italia sul 2010 è inferiore agli obiettivi previsti, con un rapporto fra deficit e Pil nel 2010 al 4,6%, inferiore e migliore quindi al tetto del 5% indicato dal governo. Lo rileva la Banca centrale europea nel bollettino mensile, dove si citano le stime dell’Istat. La Bce, nel documento, rileva che “a un anno dall’inizio della crisi del debito sovrano in Grecia che si è diffusa verso un certo numero di Paesi, la situazione delle finanze pubbliche nell’area euro si è generalmente stabilizzata”, anche se “resta precaria”. Di fronte alle “tensioni sui mercati dei bond governativi sempre presenti”, è “essenziale” che tutti i Paesi dell’euro realizzino integralmente i piani di consolidamento fiscali per il 2011.
BCE: NON DA ESCLUDERE FUTURA CRISI DEBITO SOVRANO – Le riforme della governance economica europea possono fare molto per minimizzare i rischi di una nuova crisi fiscale nell’area euro, ma “la possibilità di una futura crisi del debito sovrano non può escludersi completamente”. Lo scrive la Banca centrale europea nel suo bollettino mensile, che contiene un lungo articolo sulle riforme che il consiglio europeo si appresta a discutere. Nell’articolo, la Bce conclude che “serve un meccanismo permanente di gestione delle crisi, per affrontare una crisi di liquidità o di insolvenza a livello sovrano”.