Choc nell’area Resit, falde avvelenate da sostanze cancerogene
341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi; 160 mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi; 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. Un disastro annunciato nei lotti dell’ex discarica Resit, nell’ area a Nord di Napoli. Il rischio per la salute è altissimo: terreni avvelenati, falda acquifera contenente sostanze cancerogene. Il tutto è venuto fuori dalle affermazioni del pentito Vassallo che ha ammesso che nella zona ha sversato rifiuti speciali che hanno avvelenato il terreno e le falde idriche, con la complicità dei suoi fratelli e dall’avvocato Cipriano Chianese, oltre a coloro che ne hanno autorizzato lo sfruttamento. A verificare le dichiarazioni dell’ex gestore dei rifiuti è stato il geologo Giovanni Balestri il quale rende noto che “il ritrovamento in falda di sostanze cancerogene quali il tricloro e il tetracloro etilene direttamente e unicamente riconducibili alle attività delle discariche Resit in località Scafarea e alla tipologia dei rifiuti in essa smaltiti comporta l’avvelenamento della falda acquifera sottostante gli impianti». Secondo l’esperto la contaminazione della falda si estenderà oltre i confini provinciali interessando molti residenti ed attività agricole e zootecniche che utilizzano l’acqua per l’irrigazione e il beveraggio degli animali. Stando ai calcoli del geologo l’infiltrazione di 14 mila tonnellate di percolato si manifesterà entro il 2064. Infatti il liquido velenoso nei 23 anni di funzionamento della discarica non è mai stato smaltito. “Questo percolato attraverserà naturalmente il tufo sotto l’invaso in 79 anni dal loro inizio dell’accumulo (almeno dal 1985)nell’ipotesi più lenta, quindi il disastro ambientale inevitabile inizierà non più tardi del 2064» . chiarisce Balestri. Per ora la Procura della Repubblica ha destinato 50 milioni di euro per la riqualificazione della zona disastrata.
“E’ vergognoso quello che è stato fatto a Nord di Napoli – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori.it -. La gestione criminale dei rifiuti ha completamente rovinato una zona naturale e, per squallidi arricchimenti personali, ha messo in pericolo la vita dei cittadini. Coloro che vivono e lavorano nelle campagne di questa zona sono ad alto rischio, sia per il presente che per il futuro, perché le coltivazioni hanno molte probabilità di essere contaminate dalle sostanze cangerogene immesse nel condotto idrico. Ciò che è più sconvolgente è la durata del rischio che, stando alle parole del geologo, si manifesterà pienamente nel 2064, al di là di qualsiasi intervento di bonifica che può essere attuato ora. Siamo davanti ad una tragedia che trascinerà nel tempo gravi conseguenze in quanto l’avvelenamento delle falde acquifere sarà lento e graduale. In base a questo gravissimo pericolo si dovrebbero interdire e stoppare tutte le attività produttive o almeno spostarle altrove. Non basta riqualificare l’area avvelenata, bisogna fornire tutela adeguata e garanzie sulla salute pubblica a tutti i cittadini ed ai lavoratori del luogo ” – conclude Pisani.