Cnr: «A rischio frane cinquemila comuni»
Sale a 25 il tragico conto delle vittime di Messina. Sotto il fango, a Giampilieri, è stato ritrovato il cadavere di un bambino,
non ancora identificato. Una frazione martoriata dalla frana, questo
piccolo centro del Messinese, dove si incrociano drammi familiari e
vicende angosciose di famiglie spezzate e bambini che ancora mancano
all’appello.
Ma quello che è accaduto a Messina potrebbe ripetersi
ancora in diverse aree della penisola. Sono 5.500 i comuni italiani a
rischio calamità naturali, rischio che aumenta nel Meridione e in
Campania in particolare dove almeno 82 comuni sono costretti a rivedere
subito i loro piani regolatori. A denunciarlo è stato Antonio Coviello,
docente nella Seconda Università di Napoli ed esperto del CNR-Consiglio
Nazionale delle Ricerche (IRAT), all’indomani della tragedia che ha
devastato il Messinese.
E non si placano le polemiche sulla mancata
prevenzione del disastro. Sarebbe bastato un radar a banda X, di
piccole dimensioni e dal costo contenuto, a far scattare in tempo
l’allarme sul capoluogo siciliano e sui paesi della costa jonica
investiti dal nubifragio. Ne sono convinti gli scienziati riuniti ieri
a Palermo per la prima giornata di un convegno internazionale su nuove
tecnologie, ambiente e mutamenti climatici. E che si trattasse di una
tragedia annunciata lo conferma anche una relazione della Protezione
Civile siciliana, consegnata alla procura della Repubblica di Messina
nell’ottobre del 2008: il documento segnalava nella provincia di
Messina «situazioni di rischio idraulico e idrogeologico elevato,
connesse a interventi eseguiti» ritenuti anche «in violazione delle
vigenti norme».