Commercialisti: exit strategy per cancellare l’Irap
Occorre definire una exit strategy per cancellare l’Irap. E’ quanto
propone il presidente dei commercialisti Claudio Siciliotti. «L’Irap è
un’imposta ingiusta, il tema della sua riduzione non può essere ancora
una volta accantonato come nulla fosse. Si può studiare una exit
strategy per superarla, un percorso graduale al termine del quale
abolirla completamente, anche, se necessario, sostituendola con altri
tributi» ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dei Dottori
commercialisti e degli contabili, Claudio Siciliotti, nel corso del suo
intervento alla 2a Assemblea della categoria oggi a Roma.
«La riduzione di venti punti percentuali degli acconti Irpef – ha
spigato Siciliotti – è una misura ancora parziale. L’ipotesi di una
riduzione dell’Irap, più volte annunciata nelle scorse settimane e da
più parti autorevolmente e giustamente richiesta, non va abbandonata».
«L’Irap
– ha proseguito Siciliotti – è un’imposta ingiusta perché
l’indeducibilità del costo del lavoro e degli interessi passivi fanno
sì che a pagare siano le aziende che in tempo di crisi assumono o
ricorrono al credito per sopravvivere. Siamo ovviamente ben consapevoli
del fatto che l’Irap ha un gettito di 38 miliardi, il 40% della spesa
sanitaria nazionale e che quindi non è ragionevolmente ipotizzabile una
sua cancellazione dall’oggi al domani. Ma si può ragionare proprio
sull’eventualità di rendere da subito deducibili dalla base imponibile
il costo del lavoro e gli interessi passivi e questa misura deve essere
prevista con riferimento a tutti i contribuenti che pagano l’imposta:
non solo le imprese, dunque, ma anche i liberi professionisti».
Una
misura, questa auspicata da Siciliotti, che «dia l’avvio ad una exit
strategy che porti nel giro di qualche anno a sostituire l’Irap con
altre imposte più giuste, che non penalizzano il lavoro autonomo,
d’impresa e di professione. Ma c’è bisogno di un percorso chiaro, privo
di scelte estemporanee. E non si può fare affidamento sulle entrate
dello scudo, perché queste sono solo una tantum».
Siciliotti si è
poi soffermato sul tema della lotta all’evasione fiscale. «Lo scudo
fiscale – ha detto – è indubitabilmente un sacrificio di legalità,
accettabile solo se parte una lotta senza quartiere ai paradisi fiscali
e finanziari e se il gettito da esso derivante verrà usato per far
ripartire l’economia italiana. Sul fronte interno – ho sostenuto –
l’estensione e la revisione tecnica del Redditometro ci pare da tempo
la migliore soluzione per stanare i troppi evasori del nostro Paese.
Gli Studi di settore devono continuare ad esistere, ma solo a livello
indicativo. Sul fronte della lotta all’evasione si sono dimostrati del
tutto inefficaci».