Compra braccialetto a 120 euro, ma ne valeva 5, gioielliere denunciato
Un braccialetto venduto a 120 euro in un
negozio del centro di Cortina e che nelle bancarelle del mercato viene
proposto, tale e quale, a 5 euro.
Tutto stelline e cuoricini, grazioso, appariscente, è molto piaciuto
alla signora A. P di Roma, che, appassionata di bigiotteria, lo ha
visto in vetrina ed ha pensato di acquistarlo. 140 euro il prezzo, 20
di sconto.
«Questo è accaduto mercoledì 22 luglio. Il venerdì successivo, giorno
di mercato, non senza sorpresa, ho scoperto che in una bancarella, lo
stesso bracciale veniva venduto a 5 euro. Tanto che ne ho acquistati
tre di diverse fattezze. A quel punto – racconta la donna – sono
tornata nel negozio facendo presente alla commessa gli acquisti fatti
al mercato chiedendo spiegazioni sul perché ci fosse una tale diversità
di prezzo. La ragazza mi ha spiegato che il gioiello vendutomi era “di
marca”, e ha estratto da un cassetto un talloncino che recava la
dicitura “M. ercantia”.
Ho protestato, spiegando che il marchio avrebbe dovuto essere sul
bracciale, cosa che proprio non c’era. Sono stata, in sostanza, messa
alla porta, quando ho chiesto che i soldi spesi mi venissero
restituiti. Mi è stato risposto che avendo io pagato con il bancomat
non avevo diritto ad essere risarcita. A quel punto sono andata negli
uffici della Guardia di Finanza ed ho reso una dichiarazione
puntualmente verbalizzata dal Comandante del Reparto di Tenenza di
Cortina, il tenente Vittorio Lilli. Si tratta di una questione di
correttezza. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno anche
fotografato i diversi bracciali da me acquistati con relativi scontrini
e pagamenti in Bancomat».
A. P. è una cliente di Cortina e conosce molto bene la città. «Da
cristiana quale sono – aggiunge – avrei preferito dare quel denaro alla
chiesa. Infatti passando dalla parrocchiale, ho visto che si raccolgono
offerte per i lavori di restauro, Avrei fatto beneficenza. Invece
così… Se alla mia richiesta di rimborso, fossero seguite delle
proposte, non mi sarei certo recata negli uffici della Guardia di
Finanza. Ma ripeto sono stata messa alla porta. Tra l’altro ho saputo
da un avvocato che sono sette i giorni previsti per il diritto di
recesso per i pagamenti con il Bancomat, diritti che non mi sono stati
riconosciuti».