Si naviga ancora a vista nell’ambito della riscossione dei tributi. L’addio di Equitalia come agente locale, sancito dal decreto Sviluppo con decorrenza gennaio 2012, si accompagna al freno che il provvedimento approvato il mese scorso pone alle azioni esecutive sotto i 2 mila euro.
Come se non bastasse, il decreto non chiarisce i termini del passaggio di consegne del servizio da Equitalia all’ente locale. Per cercare di mettere un po’ di ordine nella materia ed evitare che la confusione normativa attuale abbia ripercussioni sulle casse delle autonomie, la commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria guidata da Maurizio Leo (foto) del Pdl ha convocato un tavolo intorno al quale si sono seduti agenzia delle Entrate, Equitalia, dipartimento delle Finanze, Anci e Aspel (l’associazione che raccoglie in grembo le societa’ pubbliche che si occupano di tributi locali).
L’occasione e’ servita anche per fare luce sull’attivita’ condotta da Equitalia in questi anni, attraverso la lettura di numeri che sintetizzano il suo lavoro nell’ambito della riscossione locale. I Comuni seguiti, in questi ultimi tre anni, da Equitalia nell’espletamento del servizio sono 5300. Due miliardi di euro annui e’ l’ammontare della coattiva, con un tasso di riscossione che oscilla dal 66% dei ruoli sorti nel 2000 al 19% di quelli che hanno avuto origine nel 2010. Tradotto in termini percentuali, il rapporto medio tra l’accertato e il riscosso si attesta sul 42,5% nel periodo compreso tra il 2000 e il 2010. In altre parole, c’e’ ancora un carico di ruoli da perfezionare stimabile in 10 miliardi di euro per l’ultimo decennio.
Tra le misure contenute nella manovra correttiva c’e’ lo spostamento dei termini (la proroga e’ di un altro anno) relativi alla inesigibilita’ dei vecchi ruoli. Ma e’ un po’ come nascondere la polvere sotto il tappeto, senza il ricorso ad adeguati correttivi. Il problema della riscossione e’ pronto a ripresentarsi a partire dal prossimo gennaio. Ed e’ tutto in pochi numeri: il 70% delle cartelle gestite da Equitalia non va oltre i 250 euro. La fascia che comprende crediti fino a 1000 euro vantati dai Comuni, rappresenta il 95% di quelli da esigere. Meno di 5 mila posizioni all’anno superano i 10 mila euro pro capite.
Dati eloquenti, che rendono l’idea degli effetti che il freno alle azioni esecutive sotto i 2 mila euro puo’ comportare sui bilanci comunali. Proprio per porre un argine ai rischi legati a questa misura, la commissione sull’anagrafe tributaria studiera’, di concerto con gli addetti ai lavori, dei correttivi ad hoc da inserire nella legge di stabilita’.