Con l’addebito diretto decolla il conto unico Ue
Un unico conto per tutti i pagamenti da effettuare, che ci si trovi in
Italia o in un altro paese europeo, che si tratti di un versamento
periodico oppure una tantum. Con la possibilità, anche, di provvedere
autonomamente via internet. Quindi procedure semplificate e velocizzate
per il pagamento del corso di inglese del figlio a Londra, possibilità
di pagare le bollette della casa in Costa azzurra senza dover aprire un
apposito conto in Francia, transazioni facilitate fra le imprese
europee. È questo lo scenario che si apre con il debutto, oggi, del
cosiddetto “addebito diretto Sepa”. Un ulteriore tassello – dopo i
bonifici Iban e i pagamenti Sepa con carta – che va a inserirsi nella
creazione del mercato dei pagamenti armonizzato nell’area euro (Single
Euro Payments Area).
Attualmente sono 450 le banche italiane che hanno aderito al
protocollo per la fornitura dell'”addebito diretto”, ossia 23mila
filiali su un totale di 34mila (in pratica sette sportelli su dieci).
Va specificato però – sottolineano all’Abi, l’associazione bancaria
italiana – che dovrà essere il cliente creditore a chiedere alla sua
banca il nuovo servizio, informando il debitore riguardo alla data in
cui inizierà a utilizzarlo. Entrambe le parti potranno essere sia
aziende sia privati, ma è più probabile che il cliente creditore sia
un’azienda (per esempio, un fornitore di servizi telefonici o
energetici) e quello debitore un privato (il cittadino che domicilia la
bolletta).
A questo servizio si collegano poi una serie di altre importanti
novità per i clienti bancari, previste dal decreto legislativo di
recepimento della direttiva 2007/64 sui servizi di pagamento (Payment
Services Directive, Psd), approvato mercoledì scorso dal Consiglio dei
ministri in prima lettura (si veda l’infografica di fianco). Il testo
passerà ora al vaglio delle commissioni competenti, che esprimeranno un
parere consultivo non vincolante entro 45 giorni. Solo in seguito potrà
essere approvato definitivamente. L’entrata in vigore è prevista entro
la fine dell’anno, di pari passo con le disposizioni di carattere
generale e particolari della Banca d’Italia.
Le novità
Negli istituti di credito – interpellati dal Sole 24 Ore – i lavori
sono in corso in attesa delle nuove regole. Unicredit ha deciso di
precorrere i tempi della direttiva per quanto riguarda l’eliminazione
dei giorni valuta: già da oggi il gruppo prevede infatti che la data
della valuta coincida con quella dell’accredito. Un altro passo
significativo previsto dal decreto legislativo sarà la fissazione del
termine massimo di un giorno lavorativo per l’accredito sul conto
corrente. Fino al 1° gennaio 2012 ciascun istituto può avvalersi di una
deroga, concordando un’altra scadenza che però non può superare i tre
giorni operativi.
Alcune banche, come IntesaSanpaolo e Unicredit, sono pronte a
rispettare il nuovo termine subito dopo l’entrata in vigore del decreto
legislativo. Anche Bnl intende seguire questa strada «salvo diverse
interpretazioni legislative». Il gruppo Mps, invece, ha optato per la
deroga e manterrà la tempistica attuale «se concordata e accettata dal
cliente». Sulla stessa lunghezza d’onda è Bancoposta, mentre la Banca
Popolare di Milano e la Cassa di Risparmio di Genova attendono
l’approvazione definitiva per pronunciarsi. Il Banco Popolare prevede
invece di adeguarsi entro il 2012 «per le disposizioni verso l’estero e
per quelle cartacee multiple, che a causa della loro numerosità non
possono essere elaborate dalla filiale».
L’impatto sulle banche
L’adeguamento ai nuovi standard avrà un impatto significativo sui
conti delle banche. Lo dicono le stime di Capgemini, che insieme al
provider tecnologico per i sistemi di pagamento Sia-Ssb e al Centro di
ricerca in tecnologie, innovazione e servizi finanziari dell’Università
Cattolica, lo scorso maggio ha dato vita a un Osservatorio di ricerca
sugli effetti economici dell’introduzione dell’area unica dei pagamenti
europea. Secondo la società di consulenza l’effetto combinato della
nuova direttiva e della Sepa potrebbe portare a una riduzione dei
ricavi annui connessi ai pagamenti tra 2,7 e 4,2 miliardi per i soli
istituti italiani.
«Qui a pesare maggiormente – spiega Veronica Pichi, payments leader
di Capgemini Italia – saranno soprattutto minori ricavi legati ai
giorni valuta. Le nuove regole potrebbero però essere l’occasione per
offrire al mercato una gamma più ampia di servizi. Il cambiamento
spingerà lo sviluppo di modelli transazionali, porterà a rivedere i
modelli di pricing e indurrà le banche a definire strutture di
costi/ricavi chiare e specializzate per segmenti di clientela».
Che cosa è?
È il nuovo servizio di pagamento elettronico paneuropeo per
l’addebito di somme sul proprio conto corrente. Potrà essere utilizzato
per effettuare pagamenti periodici (bollette, mutui) oppure una tantum
Quando parte
Dal 2 novembre 2009 hanno iniziato a offrirlo, su base volontaria,
450 banche italiane, ossia 23mila filiali su un totale di circa 34mila.
Dal 1° novembre 2010 il servizio sarà obbligatorio. Il cliente
creditore chiede alla banca l’attivazione del servizio, informando il
debitore
Dove è utilizzabile
In tutti i paesi dell’area Sepa che include 32 Paesi ossia: i 15
paesi Ue che utilizzano l’euro, i 12 paesi Ue che utilizzano una valuta
diversa, i 5 paesi dell’area See (Islanda, Norvegia, Liechtenstein,
Svizzera, Principato di Monaco).
I vantaggi
Può essere utilizzato per pagare sul proprio conto beni e servizi
fruiti in tutta Europa (casa all’estero, studi del figlio in Europa,
fornitore di servizi straniero). Si potrà autorizzare l’addebito
direttamente via internet.