Condomini morosi – L’amministratore non può più staccare la fornitura di acqua
La via crucis per tante famiglie italiane era cominciata il 18 luglio del 2013 con l’entrata in vigore della norma che consentiva agli amministratori di staccare agli utenti con oltre sei mesi di morosità – e perfino in costanza di azioni giudiziarie di recupero – forniture essenziali come acqua, riscaldamento e gas.
Un provvedimento che era stato calato dall’alto durante gli anni più duri della crisi economica, mentre i livelli occupazionali nel Paese calavano paurosamente e migliaia di famiglie ogni giorno varcavano il triste confine della soglia di povertà.
Oggi tutto questo sta per finire: quella norma sta infatti per essere cancellata, sia pur solo parzialmente. Nei giorni scorsi il Senato ha approvato il collegato ambiente che impone il divieto di staccare l’acqua negli appartamenti dei morosi. La norma, che ora dovrà passare alla Camera per il definitivo sì, è stata approvata con 156 voti a favore e 85 contrari; 14 gli astenuti.
Va detto che non erano stati molto numerosi gli amministratori che avevano applicato la norma. Ma non si era trattato né di gesti liberali né tanto meno di umanità, bensì del timore di incorrere in azioni legali. Infatti secondo le più attente interpretazioni il dettato di quella legge era incostituzionale, perché ledeva i diritti “inviolabili” dell’uomo, legati al suo stesso sostentamento, come luce, riscaldamento e acqua.
Con il nuovo provvedimento, se passerà, almeno l’acqua sarà esclusa dalle utenze che è possibile staccare al condomino moroso.
La
possibilità, per chi non paga le spese condominiali, di trovarsi senza riscaldamenti,
al freddo e senza acqua, doveva costituire quella forma di autotutela che molti
condomini attendevano da tempo. A conti fatti, però, sono stati ben pochi ad utilizzarla.
Ma non si sa mai, avranno pensato in Parlamento: così, ieri il Senato ha approvato
il collegato ambiente che impone il divieto di staccare l’acqua negli appartamenti
dei morosi. La norma, che ora dovrà passare alla Camera per il definitivo sì, è
stata approvata con 156 voti a favore e 85 contrari; 14 gli astenuti.
Grazie
alla norma in commento [1], introdotta dalla recente riforma del condominio, è
possibile privare il condomino inadempiente del diritto di accedere a taluni
locali o servizi condominiali (si pensi al deposito biciclette, piscina, ecc.).
Sulle utenze, invece, vi è stato un ampio dibattito e la norma è stata anche
accusata di incostituzionalità, per ledere i diritti “inviolabili” dell’uomo,
legati al suo stesso sostentamento (luce, riscaldamento e acqua). Ecco perché,
temendo una querela, molti amministratori hanno preferito agire in modo diverso
per il recupero dei crediti. Se, invece, sarà approvata la “riforma della
riforma”, resterà possibile interdire il condomino dal godimento degli altri
servizi ed utenze, ma non dell’acqua.
Poiché
la legge non specifica da quando inizi a decorrere il semestre di “tolleranza”
è possibile ritenere che esso vada conteggiato dalla chiusura dell’esercizio in
cui la mora è emersa oppure dal giorno di approvazione da parte dell’assemblea
del rendiconto-consuntivo relativo all’esercizio appena chiuso.
Prima
che tale norma fosse inserita nel codice civile, la legge prevedeva la possibilità
di sospendere il condomino dal godimento dei servizi condominiali suscettibili
di godimento separato solo se previso dal regolamento di condominio,
limitazione che ora non esiste più.
Il
collegato ambiente appena approvato da Palazzo Madama contiene anche altre significative
rivoluzioni: prima tra tutte le multe per chi lascia per strada mozziconi di
sigarette, chewing gum, scontrini e altri piccoli rifiuti (leggi “Mozziconi di
sigarette: multe in arrivo”).