Condominio: quasi 3 su 10 in Italia non possono pagare
A chi continua a dire che l’Italia è finalmente fuori dalla crisi, vanno ricordati alcuni eloquenti indicatori della povertà che continua ad avanzare. Cominciando per esempio dalle morosità nei condomini, luoghi in cui si registra una crescita esponenziale di coloro che non possono più pagare le spese comuni.
Intorno agli anni 2007-2008, quando la crisi economica era solo all’orizzonte, in Italia il tasso di morosità condominiale riguardava circa il 10% dei
residenti. Negli ultimi tempi la percentuale è gradualmente schizzata fino agli attuali 25-30% degli italiani che vivono in condominio. Il dato tiene conto delle morosità assolute, ma anche dei forti ritardi nei pagamenti, specie per quanto riguarda le spese straordinarie.
A destare preoccupazione sono in particolare i distacchi delle forniture essenziali centralizzate, quali riscaldamento ed acqua, che si verificano con sempre maggiore frequenza e proprio a carico delle fasce deboli della popolazione (anziani, invalidi, senzalavoro, etc), ma anche l’impossibilità di fare fronte a spese urgenti, ad esempio per la sicurezza degli edifici.
A tutto ciò va aggiunto il nuovo sistema di gestione dei condominii voluto da normative recenti, che prevede una sorta di aziendalizzazione di queste assemblee, con professionisti in veste di amministratori che lucrano parcelle salate anche da quegli inquilini costretti a saltare i pasti o a tagliare le cure mediche essenziali per far fronte a rate onerose di condominio, senza contare i casi, sempre più frequentemente segnalati, di studi professionali che amministrano decine e decine di condomini, prescegliendo per i lavori ditte di propria pertinenza, spesso con prezzi fuori mercato, o facendo assumere persone di loro interesse per altre onerose mansioni a carico dei condomini. Fenomeni su cui ad oggi sembra che nessuno eserciti il doveroso, regolare e costante controllo.