Confindustria attacca: via ladri da politica
“Via i ladri, gli ignoranti, gli incapaci“, chiedono i giovani di Confindustria. “Siamo disgustati dall’idea della carica pubblica come scorciatoia per arricchirsi, ci ribelliamo a questo degrado”, dice il leader degli under40 Jacopo Morelli dal palco del XXVII convegno di Capri. “Chi lavora non è più disposto a sostenere larghi strati parassitari”.
“Basta con l’umiliazione delle coscienze civili”, sottolinea Morelli nelle “tesi dei giovani” presentate al tradizionale convegno di Capri. Basta sostenere “con le proprie tasse e la propria fatica” strati parassitari “che anche adesso, mentre perdiamo duemila occupati al giorno, continuano a erodere denaro pubblico”. Servono “persone responsabili, preparate, all’altezza del compito”. “Abbiamo diritto a cambiare”. “C’é spazio per interventi drastici, senza ipocrisie”, dice Morelli, che rilancia l’appello per un varo in tempi brevi della Legge elettorale ricordando che “i tre rappresentanti dell’attuale maggioranza, già lo scorso giugno a Santa Margherita Ligure – ricorda -, ci avevano promesso di fare in un mese”. Oggi “è il 26 ottobre e di quella traccia non c’é accordo”. Per il leader dei giovani imprenditori “una classe politica che non mantiene le promesse, mentre chiede ai cittadini sacrifici continui, è indegna. Non è questo che si merita la nazione”.
“Perdiamo duemila occupati al giorno“, avverte il leader dei giovani di Confindustria nelle “tesi” al tradizionale convegno di Capri. A chi si candida per governare l’Italia, aggiunge, “chiediamo cosa intenderà fare per i giovani che non hanno lavoro e non riescono a rendersi indipendenti”.
Il “peso” della pressione fiscale è “cresciuto così tanto da diventare una confisca”: quella “ufficiale toccherà nel 2012 il 45% del Pil”, l’onere sulle imprese “sarà superiore al 68%”. Il leader dei giovani imprenditori, Jacopo Morelli, chiede di “abbassarla in maniera sostanziale” avvertendo: “Il tempo della pazienza è finito”.
Il cuneo fiscale e contributivo, evidenzia ancora il presidente degli imprenditori under-40 parlando alla platea del XXVII convegno di Capri dal titolo ‘Europe under pressure’, è “tra i più elevati dell’Ocse: il 53% contro una media dell’Unione europea del 41%”. Un livello che “strangola”. Il governo, prosegue Morelli, “ha riconosciuto che gli italiani stanno dando una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c’é un dovere morale di ridare, subito, fiducia al Paese abbassando, in maniera sostanziale, la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che reinvestono”. I cittadini “non sono cavie”, aggiunge, chiedendo un’azione immediata sul fisco per ridare ossigeno all’economia reale. “La prima vera azione di politica industriale – ribadiscono i giovani imprenditori – sarebbe un abbassamento vigoroso delle tasse sui redditi da lavoro e d’impresa. Ci pare di assistere, invece, all’applicazione ostinata di teorie e ricette da laboratorio, politiche dimostratesi inefficaci, dimenticando che l’economia é una scienza interpretativa e che quindi può essere imprecisa e imprevedibile”. Nelle loro tesi, i giovani imprenditori sottolineano che il taglio dell’Irpef “anche se è un inizio” rischia di essere “vanificato” dall’aumento dell’Iva. Tornano a “condannare l’evasione fiscale” che “va contrastata con ogni mezzo”. E chiedono anche di “lasciare ai redditi bassi più soldi in busta paga, per rilanciare la domanda interna”.
“I colpi della recessione sono arrivati nella carne viva del tessuto produttivo: la base industriale si è contratta del 20%. Anche noi contiamo, forse per la prima volta, i ‘caduti sul campo’”. Morelli punta il dito sulla “poca crescita” ed “il molto rigore”. E “se chiudono le imprese dei giovani, il Paese brucia il futuro, le speranze, il dinamismo”: bisogna “creare nuove occasioni di lavoro, dare ossigeno alle imprese”.
"Senza oneri per lo Stato"" "Senza oneri per lo Stato".Così recita l’articolo della nostra Costituzione a proposito delle scuole private. Secondo i Costituenti, lo Stato garantisce l’ istruzione da parte delle scuole private purché queste non comportino "oneri per lo Stato". A quanto pare,però,questo principio finora non è stato valido per i Partiti, che hanno beneficiato del finanziamento pubblico anche se la maggioranza degli elettori con un referendum si espresse in modo contrario. Non sarebbe più giusto applicare questo principio costituzionale ai partiti ? Chi vuole un partito,se lo paghi di tasca sua, così come un genitore paga di tasca propria l’ istruzione privata dei propri figli!