Consumi, aumento dell’1,1% ma le famiglie stringono la cinghia. Pisani: “Diminuiscono le spese sui beni di prima necessità come pasta e pane. Troppo cari. Non siamo usciti dalla crisi economica”
Le famiglie italiane cercano di razionalizzare e spendere sempre meno. Il motivo? La crisi economica che fa stringere la cinghia agli italiani. Nel primo trimestre 2010 tornano a crescere i consumi alimentari, che segnano un più 1,1%: un’inversione di rotta rispetto agli ultimi anni, rileva la Cia sulla base di dati Ismea del primo trimestre dell’anno, ma con differenze nei consumi e nei diversi prodotti del carrello della spesa. Quale dunque l’andamento dei consumi? Afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori: “In calo gli acquisti di pane (meno 4%), di pasta (meno 2,4%), di carne bovina (meno 2,3%), vino (meno 2,2%) e di olio d’oliva (meno 1,8%); mentre aumentano quelli dei prodotti trasformati, in particolare gli ortaggi di IV gamma (più 10,2%), i preparati per risotti (più 9,8%) e i piatti surgelati (più 3,8%), i salumi Dop (più 2,1%), i formaggi (più 1,1%), gli yogurt ( più 2,2%), la carne di pollo (più 7,4%), gli ortaggi (più 5,4%), la frutta (più 3,4%) e il latte fresco (più 1,1%)”. “La crisi economica – commenta la Cia- ha contribuito ad un cambiamento dei valori e dello stile di vita. Le famiglie italiane acquistano con sempre maggiore consapevolezza, seguendo un preciso obiettivo: spendere al meglio le risorse disponibili. Sul mercato vengono ricercate alternative più convenienti, si rincorrono le promozioni, si compra in punti vendita dove gli stessi prodotti si trovano a prezzo più basso, si guarda con interesse a saldi, sconti, offerte. Si punta, quindi, al prezzo più basso. La ripresa del primo trimestre è un segnale, ma al momento appare azzardato parlare di un’uscita dalla crisi che resta ancora molto difficile e complessa”.
“Con la crisi economica le famiglie possono solo badare allo stretto necessario, niente più lussi e capricci – afferma l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori -. Dai dati Ismea emerge che gran parte degli italiani pensa a comprare beni di prima necessità guardando al risparmio ed ai prodotti meno cari. Non mi meraviglio che pasta, pane ed olio abbiano subito un calo delle vendite. Infatti questi presentano prezzi troppo alti, soprattutto la pasta il cui costo continua ad avere delle grosse impennate. In realtà bisognerebbe che i produttori ed i mercati dei beni di prima necessità venissero incontro alle esigenze dei consumatori e rendessero più accessibili le risorse alimentari. Non è possibile dover sempre guardare alle offerte promozionali, ai saldi, agli sconti ed alle tipologie di punti vendita. Spesso per risparmiare molte famiglie preferiscono acquistare nei discount dove sono venduti prodotti cosiddetti di “sottomarca”, imitazioni delle grandi marche la cui qualità non è garantita al cento per cento. La crisi economica, insomma, ha colpito duramente i consumatori del nostro Paese e, nonostante le statistiche sui consumi indichino un aumento dell’ 1,1 per cento, bisogna osservare cosa i cittadini comprano in realtà, la qualità delle spesa e le scelte che vengono prese. Certamente stringere la cinghia e spendere il minimo indispensabile per razionalizzare le risorse disponibili non è indice di uscita dalla crisi economica” – conclude l’avvocato Pisani.