“Continua la frenata dei consumi e la crescita è troppo fragile, non basta”. Lo afferma il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli aprendo l’assemblea generale dell’associazione. “I consumi delle famiglie rallenteranno nell’anno in corso, facendo registrare un incremento complessivo di appena lo 0,7% e, nel 2012, dell’1,2%” dice Sangalli che aggiunge: “I consumi sono propellente prezioso per gli investimenti delle nostre imprese e per la loro domanda di occupazione. Una crescita così lenta, così modesta, così fragile non basta”. Inoltre continua Sangalli “La Confcommercio è “assolutamente contraria” a uno scambio di pressione tra riduzione dell’Irpef e innalzamento dell’Iva”. In termini di riforma fiscale, lo spostamento di gettito da Irpef a Iva per circa un punto di Pil, “determinerebbe – dice Sangalli – una riduzione dei consumi intorno all’1% e una riduzione del Prodotto lordo di oltre lo 0,6%. Occorre ascoltare e capire le ragioni – dice – di chi davvero non ce la fa più a pagare troppe tasse. E’ gente che non conosce l’indirizzo dei ‘paradisi fiscali’, ma che sente sulla propria pelle il morso della crisi. Non meritano di essere tutti bollati come ‘evasori’ e di essere condannati alla chiusura delle loro imprese”. Per Sangalli, si deve procedere con determinazione sulla strada del contrasto e del recupero dell’evasione: “un imponibile evaso per almeno 255 miliardi è una tremenda ipoteca per la crescita del Paese”.
“Non ci stupiamo del rallentamento dei consumi – commenta l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione NoiConsumatori -. I cittadini italiani sono indignati ed esasperati per una situazione diventata difficile. Il potere d’acquisto delle famiglie si è ormai ridotto all’osso determinando una brusca frenata per l’intera economia del Paese. E’ necessaria una vera e propria ridistribuzione dei redditi che miri a tutelare i piccoli artigiani, le piccole imprese e soprattutto tutti quei cittadini che non ce la fanno a pagare le tasse e che arrivando a fine mese con l’acqua alla gola sono costretti a cambiare abitudini di vita. Ormai la spesa per i beni di prima necessità viene fatta con criteri che non badano più alla qualità dei prodotti ma alla convenienza. L’incremento dell’inflazione e gli aumenti dei prezzi dei beni di consumo rappresentano difficoltà inammissibili per gli italiani che devono quotidianamente fare i conti con la crisi occupazionale e gli aumenti di tasse e bollette” .