CONTENZIOSO / Caro prof. il fisco è un parente
Vademecum per contribuenti “distratti” come il professor Ainis. Tre
canoni minimi per tener testa al Fisco e non finire stritolati nella
morsa della burocrazia.
Anzitutto, curare i rapporti con il Fisco
come fosse un parente. Magari lontano, ma pur sempre un parente.
Quindi, se ci scrive, prestare la giusta attenzione e replicare con
maniera. Come la maggior parte dei parenti, infatti, il Fisco-esattore
è molto permaloso. Pretende risposte celeri ed esaurienti. Non accetta
silenzi né tentennamenti e lascia poco spazio alle contestazioni.
Consigli pratici: prelevare con puntualità le lettere dalla cassetta
postale, non trascurare le raccomandate, né sottovalutare gli
avvertimenti legali.
Secondo canone: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Tenere bene a
mente che è questa la regola aurea dei riscossori di multe e tasse
(soprattutto in periodi di vacche magre per le casse pubbliche).
Quindi, c’è poco da meravigliarsi se di fronte alla negligenza o
all’inattività d’un contribuente in bolletta, il Fisco vada dritto al
sodo, ipotecando la casa o disponendo il fermo amministrativo
dell’auto. Equitalia è stata dotata di “porto d’armi” per colpire
chirurgicamente in questo modo. E il fatto che il debitore – vero o
presunto – non sia preventivamente avvisato risponde alla funzione di
cautelare queste misure. Non si può avvisare il nemico che si sta
avanzando, dandogli il tempo di scappare con il bottino. Non c’è
bisogno di scomodare L’arte della guerra di Sun Tzu.
La notifica dell’avvenuta iscrizione ipotecaria arriverà perciò
dopo 60 giorni. È in questo momento che si dovrà controbattere, ma
tenendo presente un terzo canone: business is business. Nello scegliere
il campo di battaglia per resistere all’avanzata del Fisco va usata
prima la calcolatrice e poi il codice civile o il Tuir.
La legge dà agli agenti della riscossione la facoltà d’iscrivere
ipoteca su un bene per il doppio dell’obbligazione inevasa. Anche per
cifre non spropositate. Ciò che è vietato sotto gli 8mila euro è di
procedere all’esproprio del bene. Anche se c’è qualche sentenza in
senso contrario, la prassi è questa.
Per far cancellare l’ipoteca e riottenere la piena disponibilità
del bene si deve aprire un contenzioso davanti a una commissione
tributaria o al giudice ordinario (dipende dal tipo d’addebito) e
chiedere conto all’amministrazione finanziaria delle sue pretese.
Spetta a quest’ultima dimostrare che il credito vantato esiste e che
tutte le notifiche sono state eseguite correttamente. Ma non basta
un’eventuale decisione favorevole di primo grado. Bisogna ottenere una
decisione definitiva a proprio favore. E intanto l’ipoteca resta lì
intatta.
A conti fatti, perciò, può rivelarsi più conveniente
l’alternativa: pagare la multa o la cartella esattoriale, così da
cancellare subito l’ipoteca e poi, acclarata l’eventuale infondatezza
della pretesa del Fisco, chiedere il rimborso. Anche qui bisognerà aver
molta pazienza, ma almeno, se si vuole vendere la casa o l’auto, lo si
potrà fare.