Conto corrente semplice: la mancanza di concorrenza vanifica i vantaggi per i consumatori
Qualche mese fa abbiamo introdotto quella che negli auspici dell’Abi avrebbe dovuto rappresentare una opportunità in più di risparmio per i consumatori nei principali rapporti con le Banche, ovvero l’istituzione di un conto corrente a canone fisso. Il conto corrente semplice, nato da un accordo tra l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e le associazioni componenti il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli UtentiCNCU () doveva essere un conto corrente economico e con un plafond di operazioni dispositive fisse, al solo costo di un canone annuale fisso. Il fatto che il conto dei servizi dispositivi standard, avrebbe dovuto portare le Banche a farsi concorrenza (al ribasso) sul canone annuo. L’unico altro costo del conto corrente semplice sarebbe stato costituito dall’imposta di bollo comune a tutti i conti correnti (34,20 euro l’anno). E’ bene sottolineare che nel caso dei conti correnti semplici il canone annuo fisso onnicomprensivo coincideva con l’indicatore sintetico di costo, il nuovi indice che individua le spese di gestione annuo del conto corrente. Vedi il nostro articolo di presentazione su questo indicatore obbligatorio nelle informative di tutti i conti correnti. A distanza di circa 7 mesi dall’accordo (28 ottobre 2009), cerchiamo di fare un primo bilancio su questo “conto corrente semplice” che, ricordiamo, nelle previsioni dell’Abi avrebbe dovuto rappresentare: “un efficace strumento per favorire l’inclusione finanziaria di circa 8 milioni di consumatori”, specialmente delle fasce di clientela più deboli, compresi immigrati e protestati. Cominciamo col dire che i risultati non sono molto buoni. Attualmente solamente due istituti di credito, tra i principali italiani, hanno attivato l’opzione di un conto corrente semplice, così come previsto dall’accordo, al quale dovrebbe aggiungersi Barclays in questo mese di giugno. I due istituti di credito che offrono il conto corrente semplice sono il Banco Popolare ad un canone di 36 euro l’anno e Banca Sella a 49 euro l’anno. Due offerte non propriamente competitive, nel senso che sicuramente è possibile trovare qualcosa di meglio, per quanto riguarda i conti correnti, tuttavia la prerogativa del conto corrente semplice è quella di offrire un prodotto entry level standard per i consumatori e non personalizzato alle esigenze. Per trovare un conto corrente più adatto alle esigenze di utilizzo dei consumatori, consigliamo il servizio “conti correnti a confronto ” di Pattichiari
A COSA IMPUTARE LO SCARSO SUCCESSO DEL CONTO SEMPLICE
Il primo fattore limitante è su tutti proprio la standardizzazione dell’offerta. Dover offrire un prodotto il cui unico parametro di valutazione per i clienti sia il canone annui pone pochi spazi di manovra per le banche che non hanno altro mezzo per conquistare il mercato che offrire un pezzo inferiore. Infatti trattandosi di un conto con operazioni standard, l’offerta migliore per i consumatori (quella vincente) è quella appresentata dal costo annuale più basso. Il dover competere al ribasso non rappresenta un particolare stimolo per le banche, che preferiscono attendere e promuovere servizi diversi. Insomma quello che era una delle idee alla base del progetto “conto corrente semplice”, ovvero offrire un prodotto entry level che avvicinassi i consumatori alle banche a costi bassi, è proprio quella che scoraggia le banche. Gli istituti di credito italiani preferiscono da questo punto di vista mantenere l’offerta relativa al Servizio Bancario di Base (vedi box di approfondimento), un prodotto che segue più o meno gli stessi principi del conto corrente semplice, ma lascia alle banche più spazio di manovra per differenziare l’offerta. Non possiamo prevedere il futuro, ma senza qualche passo in più dell’Abi (maggiormente impositivo) difficilmente vedremo fiorire questa opportunità del “conto corrente semplice”.
APPROFONDIMENTO: SERVIZIO BANCARIO DI BASE
Il servizio bancario di base è un a tipologia di conto corrente proposto dal Consorzio Pattichiari che si pone l’obiettivo di soddisfare le esigenze finanziarie di base. Il prodotto offre un certo plafond di operazioni per quanto concerne la tipologia, ma non è standardizzato come il conto corrente semplice e permette alla banche di strutturare l’offerta, nel rispetto delle direttive di base, secondo i propri parametri economici ed organizzativi. A differenza del conto corrente semplice nel servizio bancario di base non è stabilito un numero di operazioni standard e per questo motivo non è presente un canone omnicomprensivo. Ciascuna banca indica per il servizio bancario di base, il canone periodico fisso che include un certo numero di operazioni prefissate (deciso dalla banca), le spese per ogni operazione successiva al limite e le commissioni per l’utilizzo di alcuni servizi. La possibilità di avere questo maggior ambito di manovra nella strutturazione dell’offerta fa si che le banche come Intesa Sanpaolo, UniCredit, Monte dei Paschi e Bnl preferiscono, almeno per il momento, mantenere un’offerta per il servizio bancario di base piuttosto che passare (o affiancare) al conto corrente semplice . Va detto, in ogni caso, che nemmeno il servizio bancario di base si possa considerare un successo, visto che a sei anni dal lancio (2004) sono solamente circa 40mila i rapporti sottoscritti.