CONTRIBUENTE VESSATO SI RACCONTA SU FACEBOOK: GESTLINE MI HA IPOTECATO LA CASA E PIGNORATO LO STIPENDIO. NOICONSUMATORI.IT CREA GRUPPO SUL SOCIAL NETWOORK PER TROVARE ALTRE VITTIME PER PROTESTARE CONTRO IL SISTEMA DI RISCOSSIONE
Ci sono “cartelle pazze”. E cartelle che gridano vendetta. Errori ed Orrori. Lo ha scoperto sulla propria pelle P.L., 44 anni, insegnante oramai in preda ad una crisi di nervi e altamente depressa, che alcuni giorni fa ha ricevuto da Equitalia/Gestline un pignoramento del quinto dello stipendio ben oltre il limite dell’assurdo. «La Gestline ora Equitalia polis mi perseguita e mi vuole distruggere, – ha spiegato la vittima – dopo avermi ipotecato tutto per 2 mila euro che non dovevo pagare, poi per le stesse cartelle annullate mi ha bloccato l’auto incurante della condanna ed ora addirittura per lo stesso presunto credito mi ha pignorato lo stipendio». Dopo averle ipotecato la causa per 2mila euro che non doveva pagare, ed, addirittura, applicato il fermo amministrativo sul veicolo in base alle medesime cartelle pazze non dovute ed annullate da un giudice, la concessionaria per la riscossione dei tributi di Napoli chiede ora circa 3 mila euro, disponendo telematicamente «azioni esecutive» e ricordando al povero contribuente perseguitato che c’è sempre un’arma atomica pronta all’uso: «La legge scrive minaccioso nella lettera l’agente della riscossione ci consente, tra l’altro, oltre che di iscrivere ipoteca sugli eventuali immobili di Sua proprietà o fermo amm.vo anche di procedere al pignoramento dei Suoi crediti presso il datore di lavoro». Tanta determinazione sarebbe quantomeno comprensibile se la Gestline fosse sicura di trovarsi di fronte ad un vero evasore la signor P. L. invece dopo aver subito la prima ipoteca ha prima capito e poi scoperto che “gli importi richiesti non sono dovuti”. Siamo ai limiti della persecuzione vera e propria e della beffa per leggi e sentenze dei giudici dichiara in una nota il presidente di Noinconsumatori l’Avv. Angelo Pisani che aveva già difeso per due volte il contribuente ed ottenuto sentenze favorevoli senza poter mai immaginare che si sarebbe arrivato anche al pignoramento. Resta da capire perché la concessionaria, prima di procedere all’impazzata a tutti i tipi di procedure esecutive infischiandosene delle sentenze, non si sia accorta da sola che qualcosa non andava, visto che le relate delle notifiche delle cartelle erano anomale e, comunque, la prescrizione dei presunti crediti era palese. Le procedure esecutive si basano tutte sulle stesse cartelle e presunti debiti. Il primo per una multa (palesemente prescritta). Il secondo per un tributo mai notificato perché il contribuente non aveva il fratello che avrebbe ricevuto l’atto. Il contribuente ha sempre pagato tutto e per fortuna che conservava i bollettini della posta, gli hanno infilato dentro le procedure esecutive anche spese e compensi non dovuti, oltre interessi e mora, Si può dover diventare matti per cose che uno neppure conosce». Non si può, in teoria. Ma quando si dispone l’ipoteca di una casa, il fermo auto e poi anche il pignoramento dello stipendio tutto cambia dice Pisani e si ha quasi la senzazione di essere schiavi e vittime del sistema di riscossione . «Dopo due sentenze di condanna alla Gesteline – protesta indignato l’avv. Pisani – non possono non essersi accorti che i crediti e presunti titoli erano inefficaci. Mandare a chiedere i soldi così e minacciare ogni male è un modo di provarci. Il contribuente come il suo avvocato si sono dovuti sobbarcare giri su giri per venire a capo di tutto. Sono corsi alla Gestline e qui in pratica hanno sempre detto che non gliene frega niente: loro riscuotono e basta. Tutto provato, tutto documentato. Ma loro, intanto, lanciano bombe da tre mila euro e il cittadino impazzisce. Qualcuno fermi questa follia. Intanto per controbattere alla battaglia telematica dei concessionari, lancio un gruppo su facebook per aprire per aiutare i contribuenti a difendersi dagli errori e orrori dei concessionari e non far passare sotto silenzio scandali come questo all’ordine del giorno.