Cosa bisogna fare per ottenere il rimborso dopo un attacco di phishing
Soltanto cinque attacchi di phishing su 10mila vanno in media a
bersaglio. Eppure, nonostante le statistiche ridimensionino il
fenomeno, l’invio di email fasulle atte a carpire codici, password e
altri dati sensibili allo scopo di utilizzare conti correnti o carte di
credito di altri utenti, è in costante crescita. Secondo l’associazione
Anti-Phishing ogni giorno si registrano 2,5 nuovi attacchi che prendono
di mira in particolare gli oltre sette milioni di italiani che
dispongono di una piattaforma di home banking (stime Abi-Banca
d’Italia).
I due casi possibili
Quali strumenti ha a disposizione un utente per difendersi dopo
aver subito un furto d’identità digitale? Si possono verificare due
casi. Se questi si accorge subito di aver abboccato all’esca fornendo i
dati sensibili ai malintezionati può immediatamente contattare
telefonicamente l’istituto e modificare i codici. Nella seconda
ipotesi, quando cioè il cliente è ignaro di essere vittima di phishing,
molto dipende, affinché la frode vada a buon fine o no, dalla tipologia
di codici che gli sono stati sottratti e dal livello di protezione
garantito dalla banca. La maggior parte delle email di phishing si
limita, infatti, a chiedere di inserire solo i dati di accesso al sito
di home banking. Mentre, per compiere le operazioni (bonifici,
giroconti, trading online), gran parte degli istituti di credito
utilizza una protezione di secondo livello (password dispositiva, firma
digitale, etc.).
In questo caso, difficilmente gli hacker riescono
nell’impresa di rubare il denaro trasferendolo telematicamente presso
altri conti. Anche perché gli attacchi di phishing hanno vita breve.
Dal 2005 l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, ha attivato una
centrale rischi (il cui accesso è facoltativo per le banche) attraverso
la quale gli istituti di credito si scambiano informazioni sulle
operazioni sospette. Le banche, inoltre, collaborano a stretto giro con
la Polizia Postale che, non appena individuato il sito fasullo
(solitamente alloggiato in un server straniero), si interfaccia con la
Polizia postale del Paese da dove è partito l’attacco per disporne
l’immediata chiusura (attualmente il tempo medio di rilevazione e
chiusura di un sito clone è di circa 12 ore nel 60% dei casi, di 24%
nell’80%).
Come ottenere il rimborso
Se però dovesse verificarsi la peggiore delle ipotesi (i frodatori
riescono a trasferire somme di denaro in un altro conto) il diritto o
meno ad ottenere il rimborso dipende al contratto firmato con
l’istituto. Va tenuto presente, però, che la maggior parte delle banche
si tutela includendo una clausola in cui si precisa di non rilevare a
terzi i codici. In presenza di tale clausola il cliente non può
pretendere il rimborso delle somme frodate. “Molti istituti tuttavia –
spiega Roberto Fonso, responsabile Information technology di We@bank,
la banca online del gruppo Bipiemme che a metà novembre ha superato con
successo anche l’ultimo attacco in ordine cronologico di phishing –
hanno un’apposita copertura assicurativa e vengono incontro al cliente
se qualcuno effettua operazioni al suo posto, rimborsando gli importi
derubati”.
In ogni caso, il cliente che ambisce alla restituzione
delle somme mancanti deve attendere la contabilizzazione
dell’operazione, denunciare il furto presso un’autorità di pubblica
sicurezza e compilare un modulo di contestazione in cui “non riconosce
alcun addebito a partire dalla tal data”. E’ la strategia adottata
anche da Fineco. La banca web del gruppo Unicredit precisa che
“escludendo gravi disattenzioni e analizzando ogni situazione
particolare risponde di eventuali danni che subisce il cliente. Inoltre
non bisogna dimenticare che ogni transazione viene registrata ed è
quindi facile risalire al beneficiario della stessa”. Mentre Poste
italiane – il principale bersaglio di attacchi di phishing nel 2007 con
una quota dell’87% del totale nazionale – ha recentemente realizzato,
in collaborazione con l’università Statale di Milano, il software
Phishing forensic analyzer. Il programma aiuta gli esperti del gruppo a
indirizzare il cliente vittima nella risoluzione dei problemi di
sicurezza informatica della propria postazione, in modalità non
invasiva. Come funziona? Quando si verifica un caso di frode da
phishing, Poste Italiane contatta il cliente al telefono e cerca di
capire con lui, tramite questo software (senza bisogno di istallazione
sul pc), le anomalie sul pc. In particolare il software analizza se ci
sono virus, keylogger (virus che intercettano i caratteri digitati
sulla tastiera) o similari che rubano le credenziali per accedere ai
conti online del cliente.